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Andiamo a quel paese

Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film

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La recensione su Andiamo a quel paese

di mc 5
5 stelle

Siamo alla quarta esperienza del celeberrimo duo comico, e anche questa volta Ficarra e Picone hanno insistito nel dirigere il film di cui sono protagonisti. Che dire? Divertentino, carino, graziosino: tutto "INO". Ma insomma -giudizio e gusti a parte- ciò che balza evidente è che i due non paiono all'altezza di un progetto di minima solidità. Tutto troppo debole, esile e fragile. Ciò detto, intendiamoci, loro mi hanno sempre fatto simpatia, ma il cinema vero richiede altro piglio registico ed altra capacità nell'elaborare un progetto che stia in piedi. Perchè qui la sostanza è solo un' unica idea narrativa di base su cui poggia l'intero film. E quest'idea (non è uno spoiler, ogni recensione ne ha ampiamente riportato) a qualcuno è parsa esilarante, ad altri (come me) è parsa solo bislacca: la gioventù di un paese del palermitano (ovviamente tutti disoccupati e precari) trova una soluzione grottesca ma efficace: sedurre (e farsi sedurre da) anziane donne (vedove o nubili) per campare sulle loro pensioni. L'idea ha il sapore della trovata divertente all'inizio ma poi si va via via lacerando dopo averla sfruttata in ogni salsa. Quando si parla di commedie italiane spesso entra in ballo una deplorevole tendenza "romanocentrica": pare che Roma sia il centro del mondo e tutti stanno a parlà romanesco o comunque con esibita cadenza laziale. Ebbene, questo è un film totalmente (TOTALMENTE) "palermocentrico". E confesso (lo dico con simpatia, sia chiaro) dopo un'ora e mezza di ostentatissimo accento siculo, all'uscita mi veniva pure a me di imitarne inconsapevolmente l'inconfondibile cadenza. Insomma il film implica una full immersion nella profonda Palermo. Se a questo poi aggiungiamo un cast tutto siciliano, compresa una serie di caratteristi anch'essi siculi, il cerchio si chiude, Che poi, la cosa ha i suoi lati positivi: una volta tanto non si sentono gli abusatissimi "dottò" "a gran fijo de" o "anvedi questo". In un film modesto che si regge (talvolta a fatica) esclusivamente sulle spalle dei due comici, qualcosa che salverei comunque c'è. Prima di tutto il commento musicale, davvero delizioso. Poi la trovata che -unica eccezione in un mare di "sicilianità"- la voce narrante è affidata ad una cadenza indubbiamente del nord, il che genera un simpatico contrasto (voluto). E infine una delizia che dura pochissimi secondi nei titoli di testa: la breve sequenza animata che funge da sigla della Casa di Produzione del film (la "Tramp ltd", con sede -guarda un pò- a Palermo). Insomma Ficarra e Picone hanno meritoriamente voluto fare tutto in casa (Palermo caput mundi) e tutto da soli. Bravi. Ma adesso non basta più e bisognerà confrontarsi con qualcosina di più impegnativo. Tra gli special guest da segnalare un discreto e ridanciano Nino Frassica (il barbiere del paese) poi quell'attore teatrale blasonatissimo (ha calcato i più grandi palcoscenici d'Italia) che è Mariano Rigillo (che qui veste gli abiti del parroco), e infine uno sprecato (in realtà lui è un attore immenso!) Francesco Paolantoni nei panni di un brigadiere sospettoso.
In definitiva un film piccolino che però -data la popolarità televisiva del duo- incasserà cifre decisamente sproporzionate alla sua modesta caratura.

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