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Tutte contro lui

Regia di Nick Cassavetes vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tutte contro lui

di miss brown
2 stelle

Carly è un'avvenente avvocatessa di successo con un passato da sciupauomini. Ora ha una relazione bollente, che forse sta diventando una cosa seria, col broker Mark: finché una sera decide di fargli un'improvvisata a casa e scopre che è sposato. Tronca immediatamente ogni rapporto con lui, ma non riesce a liberarsene del tutto perché, piena di sensi di colpa, si trova a doverne confortare la moglie Kate, ingenua e devota casalinga in puro stile anni '50, affranta dalla scoperta del tradimento. Insieme annegano la delusione nell'alcool finché scoprono l'esistenza di una terza donna, la giovanissima bomba sexy Amber; le due si affrettano ad informare della situazione la ragazza, e anche lei è mortificatissima. E così le tre donne decidono di allearsi per una rocambolesca vendetta contro il seduttore seriale.

Anche se qui il fedifrago è uno solo, all'inizio pensavo di essere davanti ad un film simile all'appena sufficiente IL CLUB DELLE PRIME MOGLI. Ma quello in confronto era Cukor: qui siamo dalle parti di Neri Parenti. La trama è insulsa e prevedibile, le volgarità gratuite abbondano e i personaggi sono talmente sopra le righe da risultare completamente avulsi dalla realtà. Non voglio passare per una femminista da strapazzo, ma la moglie e l'amante giovane sono rappresentate in modo oltraggioso, tanto sono ignoranti e completamente stupide. Tutta la sceneggiatura - della debuttante ex avvocato Melissa K. Stack - è zoppicante, priva di fantasia e piena di buchi. E fa specie che una donna abbia potuto accondiscendere a tal punto ai più vieti stereotipi di femminilità creando personaggi così ridicoli. Ogni tanto riesce a strappare qualche risata, ma per lo più le trovate comiche sono da barzellette per bambini delle elementari: prima del prevedibilissimo botto finale la grande vendetta si riduce a crema depilatoria nello shampoo, estrogeni nel caffelatte (agli uomini provocano impotenza e fanno crescere il seno) e massicce dosi di lassativi nei drink. Non ci viene risparmiato l'audio in una sgradevole scena del tutto superflua nel gabinetto di un ristorante, e sarà un mio limite ma proprio non riesco a ridere per un'ubriaca che in mancanza d'altro vomita in una costosa borsetta di Prada. Responsabile di questo disastro è il regista Nick Cassavetes, che dal padre ha malauguratamente ereditato solo il cognome. Nel suo curriculum non ci sono grandi titoli, a parte ALPHA DOG (l'eccezione che conferma la regola), ma qui ha sicuramente toccato il fondo. D'accordo, avrà accettato questo film perché anche lui deve pagare le bollette, ma a tutto c'è un limite. La commedia proprio non gli si confà: se per il nostro bene non intende ritirarsi, che torni ai drammoni paratelevisivi come JOHN Q. o LE PAGINE DELLA NOSTRA VITA, perfetti per i pomeriggi in tv quando si ha una pila di biancheria di stirare.

 

Dopo averla vista in IL PROCURATORE ho pensato che Cameron Diaz avesse finalmente deciso di cambiare strada, abbandonando i suoi soliti cliché di cattiva-ragazza-ma-di-buon-cuore per ruoli di un qualche spessore: ne sarebbe ampiamente all'altezza. Invece alla non più verde età di 42 anni la troviamo per l'ennesima volta a ridacchiare e smorfieggiare in bikini come una liceale. E' sempre in gran forma e ha un corpo ancora perfetto, che usa benissimo nelle scene di comicità slapstick che le sono così congegnali. Ma poiché - come suo diritto - rifiuta la chirurgia plastica, per non sfigurare accanto alle colleghe tiene gli occhi perennemente spalancati e ha il viso coperto da un paio d'etti di cerone, che si crepa - nei primi piani è una tragedia - non appena fa uno dei suoi sorrisi a 32 denti. Una tristezza... La sua coetanea Leslie Mann, moglie e musa del regista Judd Apatow, invece il lifting l'ha fatto eccome, e interpreta con buona volontà la sua parte di lagnosa 35enne oca giuliva; ma lo script debolissimo proprio non l'aiuta. La 22enne Kate Upton, famosissima (in Usa) modella "curvy", è al debutto in una parte di qualche consistenza; totalmente statica com'è, sembra fatta per il ruolo della burrosa idiota Amber. Unica sorpresa davvero divertente la rapper di Trinidad Nicki Minaj nella parte dell'irriverente segretaria di Carly: un vero peccato averla sprecata in una parte così piccola. 

Il danese Nikolaj Coster-Waldau, affascinante nei panni del cattivissimo Jaime Lannister in IL TRONO DI SPADE, sembrava il candidato ideale per una parte di irriducibile sciupafemmine. Invece qui ha l'intensità e il sex-appeal di un ciocco di legno e sembra ignorare totalmente il concetto di ritmi comici, limitandosi a fare gli occhi da pesce lesso oppure a sbraitare strabuzzandoli - una vera delusione. Puramente decorativa e alquanto inutile ai fini della trama la presenza del veterano Don Johnson, il padre di Carly al quinto divorzio; e di Taylor Kinney (già in THE VAMPIRE DIARIES, ora in CHICAGO FIRE, ma noto ai più come boyfriend di Lady Gaga) nel ruolo del fratello di Kate che ospita le tre squinternate durante una delle loro "missioni di pedinamento" del fedifrago. Peccato che la sua giovinezza e sfolgorante bellezza facciano sembrare ancora più appassita la povera Cameron Diaz. Lei e Leslie Mann sfoggiano dei favolosi guardaroba a base di Armani, Ralph Lauren, Valentino, Tom Ford, scelti dalla costumista Patricia Field (SEX AND THE CITY e IL DIAVOLO VESTE PRADA). Ma insieme alle belle musiche di Aaron Zigman e alle eleganti scenografie e ben scelte location non riescono in nessun modo a salvare un'operazione totalmente priva di intelligenza e nell'insieme di una bruttezza imbarazzante.

Giudizio finale: da evitare.

 

 

 

 

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