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Quelle strane occasioni

Regia di Luigi Magni, Luigi Comencini, Nanni Loy vedi scheda film

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La recensione su Quelle strane occasioni

di maso
8 stelle

L'occasione manda il sangue al basso ventre sia che capiti ad un italiano in terra straniera o ad un borghese fra le mura amiche o addirittura al prete bloccato in ascensore
Il fatto che questo film sia nella top 20 dei migliori incassi in Italia del 1977 non mi stupisce affatto visto che il lavoro di regia dei tre prescelti e la pregeveole prestazione di tutti gli attori coinvolti fanno si che la pellicola funzioni a meraviglia in tutti e tre gli atti di cui però si può fare un distinguo qualitativo a più livelli.
L'episodio con Villaggio firmato da Nanni Loy è per me un piccolo gioiellino, fa piacere vedere il comico genovese che per una volta non ripete le sue solite gag ma viene messo alla prova con una avventura erotica sentimentale nella capitale olandese.
Amsterdam è un luogo che conosco come le mie tasche avendoci vissuto e devo dire che Loy è stato bravissimo a cogliere tanto l'affollamento giornaliero in una via tipica come la Damrak tanto quanto il silenzio palpabile che cala nelle ore notturne mentre i locali a luci rosse si riempiono di turisti in cerca di emozioni piccanti.   
Giobatta vive con la focosa moglie su di un tipico barcone ormeggiato su un canalone e passa le sue giornate a zonzo per la pittoresca città olandese spingendo un carretto colmo di teglie di castagnaccio ma gli affari vanno maluccio tanto che in una delle scene più divertenti, in un angolo della città che ho riconosciuto al primo sguardo, ne vende un piatto intero ad un cliente che lo utilizza non esattamente per saziare il proprio appetito; l’occasione per far lievitare le finanze gli sarà data da un locale notturno in cui potrà dare sfoggio della sua misura sessuale fuori dalla norma ma la nuova attività condiziona gli obblighi di marito con l’esigente moglie Piera che sembra un allarme antincendio quando raggiunge l’orgasmo.
La sua timidezza e l’inibizione davanti ad occhi indiscreti gli causeranno non pochi problemi.             
L’episodio diretto da Magni è meno spudorato ma pur sempre piccante con un Manfredi architetto casalingo alle prese con moglie e figlia che pensano solo a crearsi l’occasione per fare su e giù a rotta di collo ma rimasto solo in casa per finire un progetto durante il week-end si ritrova a dover ospitare Cristina, la svedesina teen-ager figlia del suo miglior amico in transito a Roma.                                  
Magni vuol puntare il dito sulla tendenza dei giovani moderni di volersi emancipare sbandierando il loro diritto al sesso sfrenato e senza ostacoli con partner di tutte le età, la giovane e graziosa Jinny Steffan nel ruolo di Cristina è un bombardamento ormonale ininterrotto per l’architetto tradizionalista che alla fine sfrutta l’occasione offertagli dal temporale primaverile e va giustamente in goal ma le rivelazioni della ragazza cambieranno non poco i suoi equilibri morali e familiari. 
L’episodio finale firmato da Comencini gode della tagliente prova attoriale di Sordi prete bugiardo e inaffidabile bloccato in ascensore nella tre giorni di ferragosto con una stuzzicante Stefania Sandrelli che gli sbatte tette e culo in faccia dalla mattina alla sera tanto per ammazzare il tempo mentre nello stabile deserto ogni tanto passa un condomine o dei ladri di appartamento.
I piccanti discorsi della riccioluta ragazza animata da uno spirito fricchettone e dalle problematiche sentimentali in salsa rosa sono ascoltate dal furbo prelato con piacevole attenzione che si tramuta ben presto in facile occasione ma se la giovane stava raggiungendo il suo ragazzo per passare il ferragosto al mare il prete dove andava con quella pianta sotto braccio? Sorpresa finale.
Il buon Comencini mette a confronto demonio e santità ma non fraintendetemi c’è molto di entrambi nei due personaggi e alla fine l’innocenza è più prominente nella ragazza mentre il peccato infernale è nei cromosomi dell’uomo di chiesa, ma guarda un po’.                                              
Loy, Magni e Comencini sono comunque concordi nel dire con le loro storie che al cuor non si comanda e il potere antigravitazionale della cara e vecchia faiga è fortissimo oggi come allora.

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