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La Casa

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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La recensione su La Casa

di mc 5
4 stelle

Voto: 5


Mi sento piuttosto a disagio nell'affrontare un giudizio intorno a un film che mi ha lasciato quantomeno perplesso, ma con un problema in più: sto vivendo una specie di sindrome dell'accerchiamento, se considero che mi pare d'essere l'unico cinefilo a cui questa pellicola non è piaciuta granchè. Di tutte le critiche che ho letto finora, solo quella di Film Tv è stata impietosa, tutte le altre hanno cantato le lodi (talvolta sperticate) di questo remake del Maestro Sam Raimi. Posso aggiungere che, pur non essendo profondo conoscitore dell'opera complessiva del celebre cineasta, ne ho tuttavia apprezzato diversi lavori, tra cui proprio quel cult assoluto che fu "La Casa", che egli diresse e produsse nel 1981. Riprendo l'incipit di questa modesta recensione, accentuandone, se possibile ancor di più, il carattere di vero e proprio sfogo. Io apprezzo lo spirito, quasi da fanciullo che sgrana gli occhi di fronte al paese delle meraviglie, atteggiamento che sta curiosamente risvegliando l'animo ingenuo da giovane cinefilo da parte di molti critici, come se questi ultimi, di fronte al dilagare di sbudellamenti ed amputazioni presenti nel film, riscoprissero l'entusiasmo di quand'erano bambini. Costoro a mio avviso, in quest'afflato d'esaltazione dal sapore naif, pèrdono il controllo e rinunciano ad ogni criterio di oggettività. Niente di male o di strano, intendiamoci, nel verificare una difformità di vedute tra il sottoscritto e la quasi totalità della critica, solo che francamente fatico ad afferrare tanta carica di frizzante entusiasmo. Vorrei chiarire che riconosco a questo film la condizione, in ambito horror, di prodotto dignitoso e anzi per certi aspetti anche piuttosto curato, ma comunque meritevole di non più d'una risicata sufficienza. La trama evoca una situazione talmente classica e già stravista che dettagliare ci porterebbe ad una chiave tra il comico e il noioso, che sono poi i due sentimenti che mi hanno accompagnato durante la visione di immagini truculente al punto di generare il sorriso. So bene che qualcuno percepirà la mia ironia come una sorta di profanazione (mi par di capire che Raimi ha un parte di fans piuttosto permalosi), tuttavia la mia chiave di lettura è proprio quella di smontare e ridimensionare certe posizioni. Poi, per carità, ci sarà anche chi mi accuserà di farla troppo lunga riguardo ad un film che in fondo è solo divertimento puro. Il problema però è che non sono riuscito a godere di tanta esasperazione sanguinolenta. E per un motivo su tutti: la totale assenza di ironia; perchè quando si incassa una tale sequela di efferatezze senza sosta per 90 minuti, alla fine è il disgusto a prevalere, a fronte di un procedimento di puro meccanico accumulo di atrocità, alieno ormai da ogni forma di motivazione umana e/o intellettuale. Che noia, anche se tutti muoiono trafitti o devastati e si (auto)amputano ad un ritmo tale che pare d'esser capitati bel mezzo di un demenziale bloody party. E dire che il film parte abbastanza bene. Le prime immagini ci riconducono ad un macabro evento che si perde nella notte dei tempi, peraltro girato con autorevolezza ed efficacia. Poi il salto temporale ci porta all'oggi. E anche qui tiriamo un sospiro di sollievo: vabbè la solita casa nel bosco (sinistra quanto basta) e le solite coppiette di young americans (ovviamente tutti belli e vitaminici) ma che non sembrano aderire al consueto campionario di palestrati e mignotte, anzi, i volti sono abbastanza interessanti e (addirittura!!) pare che i ragazzi sappiano perfino recitare. Seguono percorsi di auto analisi che implicano recuperi di traumi dolorosi da un passato pieno di ombre in famiglia, e già qui iniziamo a scendere nel déja vu patetico con qualche pretesa mélo. Ma dopo pochi minuti cominciano già le prime truculenze, destinate a prolungarsi non stop fino al prevedibile paesaggio finale in stile post-disastro, della serie "ne rimase uno solo", tra ceneri e lapilli. Quel che irrita è che si percepisce chiaramente che non si tratta del solito popcorn-teen-horror, che c'erano le potenzialità per realizzare qualcosa di leggermente più autoriale, ma questo Fede Alvarez (per il quale sembra che Raimi abbia artisticamente perso la testa) non è proprio all'altezza e di fatto il film assume i contorni del prodotto per il solito pubblico di ragazzotti ghignanti. Per inciso, va detto che Raimi ha co-prodotto l'opera assieme al mitico suo attore feticcio Bruce Campbell, il quale -attenzione!- appare per una frazione di secondo dopo che sono passati tutti i titoli di coda, peraltro di profilo e nell'oscurità quasi totale, offrendo dunque un cammeo tra i più inutili della storia del cinema. Volevo evitare il pistolotto finale, per cui cercherò la brevità. L'horror è un campo in cui non c'è nulla che non sia già stato detto, per cui credo che anzichè "rimasticare" e "remakeizzare" sarebbe opportuno cercare nuove ispirazioni (a meno che non si cavalchi il genere con brillante e scapestrata ironìa come ha fatto per anni quel genio di Rob Zombie, il solo all'altezza tra gli americani) . Ed è per questo che confermo piena fiducia ai cineasti francesi e spagnoli, i quali, essi soltanto, oggi come oggi, emettono segnali di vitalità e curiosità. Magari sforzandosi, anziche' riesumare sabba e streghe, di inoculare il germe dell'orrore nell'attualità quotidiana del nostro presente malato e in balìa dei rantoli di un capitalismo febbricitante. Concludendo. Il film con un solo aggettivo: "sgangherato" .

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