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The Motel Life

Regia di Alan Polsky, Gabe Polsky vedi scheda film

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La recensione su The Motel Life

di pazuzu
8 stelle

È il 1990, l'anno nel quale - in un incontro di boxe che sovvertì ogni pronostico - James Douglas si laureò campione mondiale dei pesi massimi, mandando Mike Tyson al tappeto e facendogli sentire per la prima volta il sapore acre della sconfitta. È inverno in Nevada, e a Reno c'è la neve quando nel cuore della notte Jerry Lee Flannigan butta giù dal letto il fratello Frank: quel sapore acre, loro, lo conoscono bene, orfani di una madre uccisa dal cancro nel corso della loro adolescenza e di un padre scommettitore dileguatosi ancor prima.
Jerry Lee lo porta subito alla macchina, l'ha combinata grossa e vuole scappare: di ritorno da una lite con la pedante amante Polly Flinn, accecato dalla rabbia, dal buio e dalla tormenta, ha investito un bambino che in bicicletta gl'ha tagliato la strada, ammazzandolo sul colpo e decidendo poi - in preda al panico - di tagliare la corda. Ora ha paura che qualcuno lo venga a cercare, quindi ha fretta di lasciare Reno, ovviamente insieme a Frank: perché per i due affidarsi l'uno all'altro è la logica conseguenza di un'infanzia vissuta nella solitudine; e perché il loro rapporto, già rafforzato dalla promessa fatta alla madre di proteggersi a vicenda contro ogni sventura, è divenuto indissolubile nel momento in cui un tragico incidente avvenuto poco dopo la morte di lei ha costretto Jerry Lee a vedersi amputata la parte inferiore della gamba destra, caricando sulle spalle di Frank lo schiacciante fardello della responsabilità.

I fratelli Flannigan vivono nella patria del gioco d'azzardo da perdenti nati, si definiscono loro stessi derelitti ("fuck-ups") e sono per affinità elettiva circondati da loro pari: così mentre Jerry Lee schiva sistematicamente l'isteria di quell'unica compagna di letto - Polly Flinn, Frank ha appena interrotto la storia con Annie - la ragazza che ama - dopo averla sorpresa in una situazione paradossale e scabrosa, e come compagni di sbronze ha scelto un reduce da cure psichiatriche e uno scommettitore patologico, rispettivamente Al e Tommy.
Ma da Earl, suo ex datore di lavoro e mentore, ha appreso in gioventù che la speranza è la chiave per restare a galla e per non affondare nelle difficoltà: e la speranza, per lui e suo fratello, è nella fantasia. Perché hanno ciascuno un talento peculiare, speciale e complementare a quello dell'altro: Jerry Lee è un bravo disegnatore, e Frank un narratore d'eccezione. Tenendo a briglia sciolta la propria fantasia Frank concede al fratello l'esclusiva delle proprie emozioni, inventando - oggi come allora - storie cupe, complesse e imprevedibili, e generando un universo parallelo che Jerry Lee sa tradurre in immagini, dove i pirati vestono bikini e le donne sono facili e gentili, e dove il bianco e nero, virato seppia o con sprazzi di colore, è proiezione e al tempo stesso antidoto alla durezza della vita reale.

Partendo dal libro d'esordio di Willy Vlautin, nativo di Reno e leader della band alternative country dei Richmond Fontaine, i fratelli Alan e Gabe Polsky (già produttori, tra i pochi altri, del Cattivo Tenente di Werner Herzog) esordiscono a loro volta alla regia con il racconto di una fuga che è prima di tutto una storia d'amore fraterno.
The Motel Life è un film piccolo ma garbato, semplice ma espressivo, che vede il piano di un presente triste ma non definitivamente disperato accompagnato da una corposa serie di flashback durante i quali il vissuto e i segreti dei suoi personaggi vengono passati in rassegna con attenzione per l'empatia ma senza una ricerca programmatica dell'effetto, puntando tutto sulla potenza dirompente di un affetto più forte di ogni avversità, risultando per lunghi tratti prevedibile ma trovando la carta vincente nei frequenti in­serti animati affidati a Mike Smith, bozzettistici e grezzi quanto basta per essere credibili come proiezioni immaginifiche di una sintesi creativa istintiva e scevra da filtri.
Vincitore al Festival del Cinema di Roma 2012 del premio BNL del pubblico e del Mouse d'Oro della critica online, oltre che di quello della giuria a Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster per la miglior sceneggiatura, The Motel Life si fa apprezzare altresì per le buone interpretazioni dei due protagonisti, con il quasi maturo Emile Hirsch che vince ai punti su un ineditamente menomato Stephen Dorff, per quella dell'ottimo Kris Kristofferson nel ruolo di Earl, e per la qualità dei brani che compongono l'onnipresente (ma non invadente) colonna sonora, che - al di là dello score originale di David Holmes - unisce Bob Dylan e Johnny Cash a diversi esponenti della scena indie contemporanea, dai The Kills ai Radio Moscow fino ai The Long Wives e agli stessi Richmond Fontaine. ***½

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