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Two Mothers

Regia di Anne Fontaine vedi scheda film

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La recensione su Two Mothers

di alan smithee
6 stelle

Una produzione franco-australiana singolare, che vede coivolte tre donne (anzi quattro visto che la sceneggiatura si basa su uno scritto breve di Doris Lessing: le altre tre sono l’australiana Naomi Watts, anche produttrice oltre che interprete, l’americana Robin Wright e la regista francese Anne Fontaine) più un valente sceneggiatore come Christopher Hampton:  nomi quasi tutti eccellenti, che in effetti riescono a fare di una storia che solo a raccontarla mette i brividi tanto sinistramente ci ricorda soap patinate alla Beautiful, un film tutto sommato accettabile e con almeno un grande pregio, che tuttavia dirò solo più avanti.

Amiche dagli inizi della loro seconda decade di vita. Roz e Lil le conosciamo quarantenni mentre continuano a frequentarsi da amiche inossidabili, sempre unite anche  quando ognuna di loro si creò un decennio prima un proprio ambito familiare. Sempre vissute nella stessa incantevole località marina avvolta da un verde incontaminato e lussureggiante, le due donne hanno pure concepito a breve distanza di tempo due figli maschi, destinati inesorabilmente a divenire amici inossidabili quasi quanto lo sono le loro belle madri. Un'amicizia femminile che sopravviverà intatta a lutti dolorosi (Roz rimarrà vedova già prima dei quaranta), rafforzata dalla complice passione delle due amiche per il mare e per quel paradiso marino che si affaccia dinanzi alle rispettive stupende abitazioni, in una Australia lussureggiante e ai confini del mondo.

Il dilemma, vero fulcro di tutto il film ed epicentro di una trasgressione che si protrarrà per anni, nasce quando il figlio di Roz (Naomi Watts) scopre di essere perdutamente innamorato della splendida Lil (Robin Wright), che, sola in villa dopo che il marito e’ volato a Sydney a ricoprire un nuovo incarico scolastico, ricambia subito con impeto gli irrefrenabili istinti giovanili del figlio dell'amica. Caso vuole che proprio quella sera il figlio di Lil scopra subito la relazione tra la madre e il suo migliore amico e, scioccato e sconvolto, si rechi quasi per ripicca a casa della più fragile Roz, da troppo tempo sola a causa della vedovanza, finendo per circuire, con la sua avvenenza pure quest'ultima. Insomma si creano due coppie proibite tra le due madri e i due figli, che tuttavia decidono, almeno tra di loro, di giocare a carte scoperte, facilitate entrambe dall’intesa e dalla passione che le coinvolge reciprocamente, in modo differente ma con eguale intensità.

Passano gli anni, e in Lil matura sempre più la convinzione o il rimorso di togliere delle concrete possibilità di sistemazione al suo amante-ragazzo. Pertanto su insistenza di quest'ultima le due amiche decidono deliberatamente di interrompere quei due legami roventi e proibiti con i rispettivi figli per permettere a questi ultimi di costruirsi una vita: manco a dirlo i due baldi e prestanti giovani (sembrano entrambi davvero usciti da Beautiful, e non è una gran bella cosa!)si accoppieranno ben presto e avranno praticamente contemporaneamente niente di meno che due belle bambine, in grado di ricalcare anche somaticamente le sembianze delle loro ancora seducenti e belle nonne. Ma la storia a questo punto è in realtà tutt’altro che finita, e lascio pertanto tutte le altre sorprese e vicissitudini a chi avrà la voglia di affrontare (se e non appena sarà possibile e distribuzione permettendo) questo complesso fumettone un po' pacchiano (ma non troppo) che sembra una riproposizione in tono minore di quel “Ricche e famose” dell'ultimo George Cukor,  riveduto ed aggiornato ai canoni più ombrosi del nuovo secolo.

La storia, certo forzata ed assurda, soprattutto a raccontarla così, sembra a prima vista impossibile possa essere uscita dalla penna di un’autrice seria e impegnata come la Lessing; ritengo inoltre che molto del lavoro di cesello di un valente e spesso ispirato scrittore di cinema come Hampton sia servito di certo a spianare molte delle inevitabili assurdità da soap-opera che la vicenda madre si porta dietro. A risaltare in tutto ciò, e a rendere giustizia ad un film che non si può neppur dire diretto male da una Anne Fontaine che non mi è mai parsa nemmeno altrove straordinaria, ma che tuttavia appare precisa e convincente nelle sue riprese e panoramiche che tuttavia un po' troppo incedono sul paradiso quasi irreale che fa da sfondo a tutta la incredibile storia - una sola cosa almeno: la vitalità e la bellezza di due donne tra i 45 e i 50 anni che finalmente sdoganano la perfezione naturale di una femmina non più giovane ma bella naturalmente, senza ricorsi estenuanti ed insistiti a bisturi ed iniezioni in grado di renderle tutte lisce e gonfie allo stesso inquietante modo, come cloni somiglianti, inespressivi e quasi intercambiabili.
Due donne che hanno il coraggio (proprio perché se lo possono permettere) di ostentare per tutto il film un bikini che impegnerebbe una venticinquenne di normali fattezze. Due attrici fantastiche impegnate entrambe in modo solidale e appassionato a rendere una donna che ormai è pronta a oltrepassare con la massima disinvoltura quei limiti anagrafici che solo cinquant’anni prima la vedevano relegata ad un amaro fine carriera, soprattutto se dotata di quella bellezza sfolgorante da risultare limitante,  appena oltrepassata la trentina per essere credibile nel ruolo di donna matura. Invece qui la nonna in bikini che fa impazzire il giovane che potrebbe essere anagraficamente suo figlio (e poco ci manca per davvero) risulta credibile più della vicenda in sé, che invece si avvita su se stessa risultando spesso forzata e francamente improponibile.
Oltre a ciò non intravedo altri plausibili evidenti meriti ad un film che definirei realistico come lo furono Paradise o Laguna Blu negli stolti ma irresistibili anni ‘80.

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