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La peccatrice

Regia di Amleto Palermi vedi scheda film

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La recensione su La peccatrice

di LorCio
8 stelle

Nel desolante panorama cinematografico italiano preneoralista, dominato dai telefoni bianchi e dalla censura fascista, il film di Amleto Palermi spicca se non altro per audacia. Girato nel 1938, distribuito due anni dopo con un divieto ai minori di 14 anni provocato più dai temi che dalle immagini, questo mélo spudorato che bagna il naso al naturalismo francese da una parte e alla tradizione melodrammatica americana del periodo, è l’esito più alto della carriera di Palermi.

 

La storia di questa donna perseguitata dalla sfiga, desiderata e poi disprezzata degli uomini di cui si innamora (la sinuosa Paola Barbara fa secchi e viene fatta secca, nell’ordine, dal rude contadino Fosco Giachetti, dall’infantile rampollo borghese Vittorio De Sica e dall’ingessato Gino Cervi in un cameo crudele), incapace di far qualcosa di buono per pura sfortuna dettata dagli astri e dalle circostanze degli eventi, è il perfetto esempio di cosa voglia dire equilibrio tra cinema popolare (che farà la fortuna dell’immarcescibile trio Matarazzo-Nazzari-Sanson) e primi vagiti di neorealismo (niente più ambientazioni ungheresi, saloni aristocratici e situazioni sciocche; vai con il mondo rurale, i bassifondi e la prostituzione), al di là della teoria e della pura elucubrazione.

 

Gran film dimenticato, da recuperare per una manciata di ragioni: storia appassionante quanto prevedibile (ma d’altronde è una delle peculiarità del genere), reparto tecnico insolitamente curato, cast gigione ed irresistibile.

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