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La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau

di FABIO1971
8 stelle

"Come si chiama?".
"Io sono Shork, il giardiniere".
"E che cosa fa?".
"Faccio il giardiniere".
"E allora perchè non me l'ha detto subito?".
"Ma gliel'ho detto!".
"Guardi, non faccia il finto tonto con me, eh! È una faccenda molto seria: i presenti in questa stonza sono tutti sospetti!"
.
[Peter Sellers e Tony Sympson]

La saga della Pantera Rosa, al quarto capitolo e, per riuscita e qualità, al suo ultimo, scatenatissimo colpo di coda, riprende il discorso da dove si era interrotta due anni prima, ovvero da Dreyfus (Herbert Lom): la commissione medica dell'ospedale psichiatrico dove era stato spedito al termine del precedente episodio (La pantera rosa colpisce ancora) lo ritiene, infatti, ormai completamente ristabilito dall'esaurimento nervoso e dalle sue pulsioni omicide. Clouseau (Peter Sellers), però, divenuto nel frattempo ispettore capo della Sûreté proprio al posto di Dreyfus, ha pensato bene di accorrere in ospedale per relazionare positivamente i dottori. Lodevole intenzione ("Amico mio, puoi contare su tutto quello che sarà in mio potere per farti uscire da questo posto"): naturalmente, in poco più di cinque minuti, Clouseau riuscirà nell'impresa di vanificare mesi e mesi di terapie e a Dreyfus salteranno nuovamente le rotelle ("Lo voglio strangolare!"). Ma stavolta è ancora peggio: evade dal manicomio e, intenzionato a uccidere Clouseau, decide di braccarlo senza sosta ("Mossa numero uno: recluterò la migliore mente criminale del mondo. Numero due: formerò un'organizzazione così forte, così potente, che in confronto Cosa Nostra sembrerà il coro di voci bianche della parrocchia!"). Per l'ispettore sono guai seri: spedito in Inghilterra, deve, infatti, indagare sulla scomparsa del professor Fassbender (Richard Vernon) e di sua figlia Margo (Briony McRoberts), forse rapiti dalla stessa banda che in Francia ha iniziato a svaligiare impunemente le banche del Paese. Quello che Clouseau non sospetta, però, è che dietro quei crimini si nascondano proprio Dreyfus e la sua organizzazione criminale.

La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau, scritto nuovamente da Frank Waldman insieme a Blake Edwards, riparte da Uno sparo nel buio e da quell'identica propensione alla devastazione/dissacrazione dei generi: come il precedente capitolo si spingeva a riproporre approccio, struttura e suggestioni del primo episodio, qui la spinta "rievocativa" investe il delizioso secondo film della serie, portando a definitiva maturazione la trasformazione di Clouseau, avviata proprio da Uno sparo nel buio, in un'immortale e indistruttibile icona cartoonesca: la sua profonda idiozia, la sua ostinata perseveranza, il suo disarmante candore lo hanno infatti trasformato in un'indistruttibile maschera di gomma, un Will Coyote di sublime imbecillità devoto soltanto al dio della distruzione, sempre pronto a rialzarsi, con imperturbabile nonchalance, dopo qualsiasi, vergognosa caduta. Blake Edwards, scioglie, allora, definitivamente, le briglie alla propria fantasia esaltandosi tra parodie, citazioni e una scoppiettante girandola di gag indimenticabili: l'escalation di disgrazie con cui Clouseau travolge Dreyfus nel prologo nell'ospedale psichiatrico ("Fuori l'aria cattiva, dentro quella buona", ma ancor più memorabile sarà "È una grossa protuberonza, potrebbe causarti una commozione cerebrale"...), il meraviglioso cartoon dei titoli di testa (realizzato, come per il precedente episodio, dal Richard Williams Studio), che trasporta e "consacra" la Pantera Rosa e Clouseau tra le stelle del cinema, la sequenza-capolavoro del film, ovvero il ritorno a casa di Clouseau con le buste della spesa, Cato (Burt Kwouk), nascosto, che lo attende per schiantarlo a colpi di karate e un invasato Dreyfus, in un appartamento al piano inferiore, che trama per ucciderlo, undici minuti di apocalisse sulla Terra (anzi, in un palazzo), un esilarante inno in onore della tabula rasa e dell'idiozia più pura, sfrenato e geniale compendio di settant'anni di storia del cinema comico sublimati nel furore nichilistico dello slapstick. Ma il film ha ancora molte, irresistibili frecce al proprio arco: le prime indagini di Clouseau nell'abitazione del professore sequestrato, da "Lei dormiva nella sua stonza?" alle sue richieste al maggiordomo Jarvis ("Mi farebbe la cortesia di farmi visitare la casa?": "Certo, signore", risponde Jarvis avviandosi verso le stanze al piano superiore. Clouseau, salendo le scale, obietta: "Veramente preferirei cominsciare dal di sopra". Jarvis, impassibile, gli replica a tono: "Stiamo cominciando dal di sopra!". Chiude Clouseau: "L'ho notato, l'ho notato". Da applausi...), fino alla sua memorabile irruzione in palestra ("C'è qualcuno nascosto nel buio?"), dove, anzichè accendere la luce, fa partire il tapis roulant e dove, ancora non abbastanza soddisfatto, decide di esibirsi alle parallele ("Io ero una promessa in atletica, sai?"); e non è neanche finita, perchè Clouseau avrà anche tempo e modo di interrogare la servitù, sfasciare un'armatura, distruggere un pianoforte, ustionarsi una mano e ferire con una fucilata un sovrintendente di Scotland Yard, tutto in un'ennesima, strepitosa sequenza. E ancora: gli agguati dei killer a Clouseau durante l'Oktoberfest a Monaco di Baviera, Clouseau e il cane ("Non aveva detto che il suo cane non mordeva?"), i suoi tentativi per penetrare furtivamente nel castello dove si è rifugiato Dreyfus, gli anestetici di Clouseau travestito da dentista ("C'è solo un uomo che poteva togliere il dente sbagliato"), il suo accanimento personale con il ponte levatoio del castello e, infine, il suo ritorno a casa al termine dell'avventura ("Che cosa è successo alla mia stonza?"), con in colonna sonora Tom Jones che canta Come to Me (musiche di Mancini, testi di Don Black, autori anche di Until You Love Me) in un tripudio di luci psichedeliche, bolle di sapone, qualche problema con il nodo di una cravatta e Cato...
Colonna sonora di Herny Mancini, fotografia di Harry Waxman, montaggio di Alan Jones, direzione artistica e scenografie a cura di John Siddall e Peter Mullins. E, naturalmente, un monumentale Peter Sellers, stella folgorante di un cast dove, oltre agli impagabili co-protagonisti, tra i quali si aggiunge André Maranne nei panni di François, sempre assistente dell'ispettore capo (di Dreyfus nel capitolo precedente, di Clouseau in questo), si segnalano anche la presenza di Colin Blakely, di Leonard Rossiter e le brevi apparizioni di Omar Sharif, Lesley-Anne Down (è Olga, sexy-agente segreto sovietica), Graham Stark e di John Sullivan (il rapinatore Tournier).

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