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All'ultima spiaggia

Regia di Gianluca Ansanelli vedi scheda film

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La recensione su All'ultima spiaggia

di nickoftime
2 stelle

Pensate se un regista senza la fama ed il peso di Matteo Garrone provasse a far leggere ad un produttore il copione di "Reality". Nella migliore delle ipotesi ne riceverebbe l'incoraggiamento a perseverare nel suo intento seguito da quello di continuarlo a fare da qualche altra parte. Diversamente se lo stesso regista, per di più esordiente, facesse la stessa cosa ma con un copione diverso, magari uguale a quello dei famigerati cinepanettoni, ormai serviti anche al di fuori del periodo natalizio, è probabile che riuscirebbe a realizzare il suo sogno, com'è successo a Gianluca Ansanelli per la prima volta nelle sale in veste di regista con "All'ultima spiaggia" prodotto da una major come la Medusa film che lo ha distribuito con buon numero di copie. Il paragone con Garrone viene spontaneo perché a tenere insieme le microstorie in cui il film è suddiviso è il casting di un reality che sull'onda emotiva della crisi economica seleziona personaggi che la rappresentino con un vissuto altrettanto drammatico. Il prologo è indicativo dello sguardo e del tono con cui il film si racconta, con il boss della baracca impegnato a strigliare i suoi dipendenti esortandoli a rinfrescare il programma perchè non è più tempo di tette e culi, e subito dopo pronto a farsi ingolosire dalla scollatura di una generosa segretaria. E' questo lo spunto che ci permette di conoscere i personaggi del film e le loro vicissitudini: inizialmente c'è Ramona in pena per la decisione della compagna di farsi mettere in cinta dall'ex fidanzato per soddisfare la voglia di maternità; a seguire una guardia giurata disposta a rapinare la banca presso cui lavora per ovviare al prestito che non gli era stato concesso poco prima; c'è poi il tifoso romanista e borgataro, intenzionato a suicidarsi dopo aver scoperto che la moglie prima di sposarlo faceva film porno, ed infine un uomo d'affari ricoverato in un ospedale di Napoli e costretto a confrontarsi con una fauna locale rumorosa enaive.
Insomma un panorama di varie disperazioni che nel format messo a punto da Ansanelli trovano il modo di scatenare situazioni ridanciane e boccaccesche che potrebbero appartenere a certa commedia sexy degli anni 70, e qui ci riferiamo all'espediente messo a punto nell'episodio in cui l'amore per Totti e compagni e l'happening calcistico televisivo, enfatizzato da magliette e sciarpe vistosamente indossate, vengono sostituiti dal film hard e dai goffi tentativi degli amici di impedire al neo sposo di vedere le sequenze in cui la moglie ci da dentro con accoppiamenti di ogni tipo. Oppure pescate un po' ovunque, con l'intento di replicare un' immaginario contemporaneo pop e cinematografico che la rapina alla banca messa a punto da una scalcagnata banda di bad guys cita apertamente nei protagonisti del colpo ricalcati sul modello delle iene Tarantiniane, e sempre per rimanere in tema, nella presenza di una pietra miliare della commedia italiana come "I soliti ignoti", ripresi nel dilettantismo dei protagonisti ma anche nella paradossale sequenza in cui gli stessi entrati nel caveau si imbattono in altrettanti colleghi travestiti da Batman e Robin ed alle prese con lo stesso tipo di lavoro. Leggermente più seri (ma non troppo) sono invece gli altri due segmenti del film, caratterizzati da un'apertura al sociale, con il problema della malasanità esplorata all'interno di un padiglione d'ospedale napoletano dove la contrapposizione nord e sud e l'arte di arrangiarsi sono personificate nell' incontro/scontro tra lo zelante imprenditore bolognese (Ivano Marescotti) ed il portantino azzeccagarbugli che gli salverà la vita. Ed ancora al tema delle pari opportunità rappresentato dalla coppia lesbo ,ed a quello delicato della fecondazione assistita che forniscono l'intreccio all'episodio iniziale, il migliore dei quattro per la compostezza delle interpreti ( Paola Minaccioni e Nicole Grimaudo) e la simpatia di Dario Bandiera.

Lungi dal dilungarsi con improbabili paragoni sulla nobiltà della risata italica - questo film farebbe brutta figura anche di fronte a quelli di Neri Parenti - ed anche di affrontare per l'ennesima volta le ragioni di un mercato che continua a privilegiare un disimpegno di simile livello, diciamo che "All'ultima spiaggia" ha il respiro di uno sketch allungato all'infinto, e la frettolosità dell'istant movie assemblato per accaparrarsi facili consensi utilizzando stereotipi desunti dal malcontento dei nostri tempi. Mettendo in scena un carrozzone di vizi e di virtù conditi dalle immancabili battute a doppio e da incontenibili appetiti sessuali, e stracolmo di quella bonarietà che finisce per stemperare qualsiasi disonestà, Ansanelli da vita ad un cinema di potere perché il suo film oltre ad essere sponsorizzato da un pool comprendente tre dei più importanti istituti di credito italiani - ed infatti all'interno della seconda storia la banca è vittima del sistema e non parte in causa - dimostra la sprezzo di chi da tutto per scontato, e conta sull'ignoranza del fruitore per far passare una messa in scena raffazzonata, con errori grossolani come quello di presentare il secondo episodio dimenticandosi di farlo introdurre dall'intervista di rito, oppure di raccontare attraverso immagini che non riescono mai ad essere organiche all'ambiente che descrivono, spezzate da uno schema che le divide tra cartoline dei luoghi dove il film è ambientato (Napoli, la Sicilia, Roma) a scene di interni sempre uguali e ripresi senza alcuna fantasia. Per non dire parlare della natura mercantile dell' operazione caratterizzata dalla presenza di attori prelevati dal cinema d'autore e qui impiegati in ruoli da macchietta - tra questi oltre a Tognazzi anche Marescotti, Ernesto Mathieux e Nicole Grimaudo - ma anche di un tecnico prestigioso come Alessandro Pesci direttore della fotografia di film come "La seconda volta" (1995) di Calopresti ed "Habemus Papam" (2011) di Moretti. Ma la cosa più grave è il fatto che "All'ultima spiaggia" non riesca a stimolare neanche un sorriso. Questo è veramente imperdonabile.
(pubblicata su ondacinema.it)

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