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Lunga felice vita

Regia di Gennadi Shpalikov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lunga felice vita

di teaestefano
stelle

Si vede che è il film di un poeta, per la poesia - appunto - e il lirismo di molti momenti. Lo si vede anche dagli stacchi dalla vicenda e dalla narrazione per inquadrare scenari e personaggi che nulla ci hanno a che fare, se non comunicare una particolare sensazione o stato d'animo. Tuttavia non tutto è chiaro: che senso ha il pianista misterioso? e i corridori attorno all'albergo? e ancora il trasloco di quel locale sul fiume? La parte migliore del film è secondo me l'innamoramento quasi istantaneo dei due durante la conversazione, e i pochi momenti di tenerezza che trascorrono assieme. Il tono generale è sommesso, quasi ovattato, e punta a comunicare la dolcezza e la tenerezza di due persone che si trovano. La delicatezza della prima parte, però, lascia il posto ad una seconda cruda, e in modo inaspettato. Ci si poteva aspettare che una sfortunata circostanza (la partenza obbligata o altro) avrebbe messo fine a quel rapporto. Invece no. E' lui che incomprensibilmente lo tronca nel modo più crudo e brutale possibile, quasi con un atto di masochismo. E' interessante notare la sua metamorfosi tra la sera, in cui parla d'amore durevole e fa progetti per il futuro assieme, e il mattino dopo, quando si alza inacidito e sfiduciato, gretto e col cuore chiuso a riccio. Sintomatico il fatto che inizialmente tenta di nascondere questo fatto in modo penoso, anche prendendosi una quantità spropositata di pietanze. Poi non regge più la simulazione, e con una scusa se la dà a gambe, sputando sull'amore incontrato e su se stesso. Un elemento che viene lasciato molto ambiguo dalla sceneggiatura è il possibile marito di lei: è ancora sposata? è divorziata? lui è morto? perché ne parla al passato e poi dice che non è morto? E poi ancora al mattino dopo, quando propone a lui la fuga assieme con la bambina, il marito non viene neppure nominato. Certamente Spalikov era un'anima tormentata, con una specie di blocco interiore che lo portava a rifiutare l'amore per motivi che forse neppure sapeva (mi ricorda Luigi Tenco, ed ebbe il suo stesso destino). Certo anche che questo film, discreto per la realizzazione e buono per il lirismo di molti momenti, lascia una specie di perplessità e di amaro in bocca. Questo non per il crudele destino che colpisce i due amanti, ma la crudeltà di uno dei due, che dà un calcio all'amore e se ne va a muso duro.

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