Regia di Brian De Palma vedi scheda film
“Omicidio a luci rosse” è un film legato alla tematica precorsa da “Peeping Tom”. Giocando sulla stretta relazione fra due soggetti distinti, guardone e omicida, De Palma ne evidenzia la base comune di colpevolezza e necrofilia, che si manifestano in un’implicita e inconscia connivenza. Non è solo la mano ad uccidere ma pure, e ancor prima, l’occhio. “Voyeurismo” mortifero, dunque, come leitmotiv della pellicola in questione, nella quale trovano altresì spazio il concetto della reificazione pornografica (il senso d’incanto, provocato dal contatto fisico con la donna desiderata, viene sconfessato dal mero impulso sessuale, tant’è che per il protagonista non fa più differenza quale sia l’oggetto dell’amplesso: se la ragazza di cui s’è invaghito o una prostituta qualunque) e la banale trattazione d’un blocco psicologico con relativo suo superamento nel finale.
E’ quasi superfluo rimarcare che l’intera narrazione si pone come un chiaro tributo ad Hitchcock, dalla “scopofilia” de “La finestra sul cortile (“alias” porcile) al senso di vertigine –riprodotto col medesimo espediente tecnico- che rinvia a “La donna che visse due volte”. Ma sono proprio queste inutili citazioni cinefile e il debordante stilismo ad annacquare e indebolire i risultati della messinscena.
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