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Wandering Ginza Butterfly

Regia di Kazuhiko Yamaguchi vedi scheda film

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Neve Che Vola

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Wandering Ginza Butterfly

di Neve Che Vola
10 stelle

Quella che segue non è una opinione vera e propria, è piuttosto un personale omaggio alla mia adorata Meiko Kaji.

 

Primo di due episodi dedicati alla Farfalla di Ginza, una specie di replacement della serie di lungometraggi di grande successo dedicati a La giocatrice della Peonia Scarlatta. L'interprete di quest'ultima, Junko Fuji, si era appena ritirata, per cui la casa di produzione pensò a Meiko Kaji come possibile sostituta in grado di dare origine ad una nuova serie di successo.

Le cose non andarono come previsto, tanto che il secondo episodio riprende il personaggio di Nami (La Farfalla di Ginza, Meiko Kaji) molto liberamente, e addirittura sostituisce l'interprete di Riuji con Sonny Chiba.

 

Girando un po' per il web, ho notato che questo primo episodio viene trattato piuttosto male, gli si rimprovera soprattutto l'incapacità di tenere desta l'attenzione a causa della mancanza di lotte come il genere di film lasciava presagire.

A mio avviso, questo capitolo è di gran lunga superiore al secondo, mi appare più spontaneo e comprendo i personaggi al punto che una Meiko Kaji inginocchiata e implorante di fronte alla vedova dell'uomo che ha ucciso anni prima, mi ha strappato più di una lacrima. Considerato anche il fatto che è proprio lei la donna che ha fatto una petizione per alleggerire la pena di Nami, la scena mi è apparsa sincera e toccante.

Questa attrice è ormai "di famiglia", una mia compagna fedele ed amata per merito dei suoi dischi (sconfino forse nel fanatismo). Forse proprio per questo amore che le porto, è riuscita a colpirmi così visceralmente.

Da quel momento di preghiera, sono diventati miei tutti i sentimenti e i gesti di Nami, che culminano in una bellissima e tesa sfida a biliardo, prima ancora che nella resa dei conti finale.

Piccoli e plateali tradimenti, quasi troppo “bambineschi”, ingenuamente a fior di pelle, scatenano la tempesta dei sentimenti.

E' stato come ritornare bambino, quando l'amichetto non mantiene la promessa di darti una figurina dell'album!

Gesti e motivazioni forse primitivi, ma proprio per questa carica emotiva primigenia che scatenano, coinvolgenti e disarmanti.

E poi Meiko Kaji che canta il punto culminante della canzone,  “Ah ah ah Gyncho Wataridori” che mi accompagna da anni...

 

Meiko Kaji come una bambina, con i capelli neri e lunghi, quegli occhi lì, che mette tutta se stessa in quella partita a biliardo, come ho potuto sospettare che fosse meno che bellissima osservando certe sue foto o vedendo Lady Snowblood?

Vince, è tradita, rimane sorpresa del tradimento: in questa sequenza di eventi vedo qualcosa di innocente, di bambinesco appunto, riflesso nei suoi occhi stupiti.

Forse avevo segretamente bisogno che si riscattasse, almeno ai miei occhi, dalla gelida personificazione di Lady Snowblood.

Volere che una persona che si ama si riscatti ai nostri occhi è una cosa indegna, ma... ci voleva che potessi sentirla vicina anche come attrice, dopo che si è letteralmente impadronita della mia anima musicale.

 

Forse il film non c'entra niente, forse dovevo semplicemente sentirla così profondamente vera. Così come l'avevo sempre sentita nelle canzoni... deve essere stata grande la mia delusione per Lady Snowblood, assai più di quanto abbia osato confessare a me stesso. Forse fu un vero colpo che mi raggelò, mentre continuavo a tentare di mentirmi sulla qualità di quei due film.

Non volevo ammettere che Meiko Kaji potesse deludermi, essere qualcosa di meno splendente dell'aura di divinità con la quale l'ho ammantata.

La colpa è mia, che amo i musicisti o le cantanti più delle persone che mi stanno intorno. Peggio per me, il castigo è meritato!

Ma è pur vero che solo a loro sono riuscito a perdonare cose che non avrei perdonato se me le avesse fatte un altro, neppure se fossero state cento volte più piccole. Loro mi hanno insegnato più di chiunque a ricordarmi che il legame che ci unisce è più importante degli accidenti della vita.

 

Insomma, ma dov'era finita la mia Meiko Kaji... quella di Kakioki, che arriva quasi agitata al punto culminante, e lo scioglie poi così liricamente con un semplice e profondo vocalizzo... quella di Casbah no Onna, che cammina sui trilli degli archi come San Francesco da Paola sulle onde, quella con cui le melodie dei violini dialogano come il poverello di Assisi con gli uccelli?

 

Dov'era finita?

 

E non ho neppure mai creduto davvero alle mie orecchie, né sospettavo (pur sapendolo benissimo, ed anzi vantandomene) di essere così infantile. Sarà una buona cantante, in realtà – lo sarà per davvero – o no? Come ha fatto a fare di me un suo fedele, al punto da non voler vedere i suoi “errori”?

Anni di crampo interiore inconscio sciolti da Nami che si prostra di fronte a quella donna sola col piccolo figlio, nella quale finalmente riconosco la cantante piena di sentimento “puro” che ho sempre conosciuta.

Sono solo illusioni, in realtà ho chiesto al film di esaudire la mia preghiera infantile: 

 

“restituiscimi la mia Meiko Kaji”. 

 

Mi ha esaudito, proiettando le immagini di un film che non esiste, lì, sul muro.

 

Le parole di Goethe...

 

Guglielmo, cosa è mai il mondo senza amore per il nostro cuore? E' una lanterna magica senza luce! Appena ci metti il lume dentro, ecco le variopinte immagini sulla parete bianca! E non fossero altro che labili fantasmi, son pure la nostra gioia, quando come ingenui ragazzi li contempliamo deliziandoci di quelle prodigiose apparenze.(...) Guglielmo, possono essere fantasmi, se ci rendono felici?




Dico la verità: non me ne importa nulla dei film, della musica. Non mi importa di nulla!

Ai film chiedo solo di regalarmi dei sentimenti, degli stati mentali – l'esperienza delle vette – che loro probabilmente non conoscono, come le maddalenine nel romanzo di Proust. E mi ci arrabbio, li spremo, faccio cose turche, perchè è da lì, da una semplice tazza di the che devono uscire i miei giardini, le mie valli e i miei monti.

 

“Possono essere illusioni, se ci rendono felici?




Di solito non amo i combattimenti con la katana, non mi piace l'idea di arrecare ferite da taglio sulle persone, le detesto. Vi scorgo una brutalità che sconfina nell'infantile, nell'incoscienza, nella stupidità, assai più che in una sparatoria con armi da fuoco.

Presentarsi al duello con le spade, avvicinarsi all'avversario dovrebbe dare molto più tempo per riflettere sulla propria follia.

Hai una pistola... spari probabilmente a distanza, nascosto tra le rocce, come in un western. La tua follia dovrebbe essere più al sicuro, spari ad una sagoma lontana... puoi essere folle più a lungo, sei scusato!

Ma andiamo, affrontarsi all'arma bianca, e con tutti quei versi, poi! Senza neppure rinsavire un pò...

Non mi piace, solitamente, l'improvviso scatto di violenza dopo la quiete.

Qui però poco c'è mancato che mi identificassi in Nami che colpisce i suoi avversari, era molto tempo che non venivo catturato così fisicamente, oltre che emotivamente, dall'azione di un film.

E non è neanche vero che lo scatto di violenza sia improvviso, avevo fatto troppo presto a credere alle cose che ho lette in giro... Al contrario, è il culmine di quello che lo precede. E' semplicemente localizzato nel finale del film.

Scena girata benissimo, eppure leggo che niente può risollevare questo film dalla sua mediocrità. Si vuol mettere un bel bagno di sangue?

Qui il combattimento è magistrale, macchè mal girato! E arriva al momento giusto, senza eccessi.

 

Nami e Riuji si ritrovano nella strada deserta insieme, riconoscono di essere simili, due “viandanti” senza casa, l'orfano e la Farfalla di Ginza. Parlano con serenità, forse Meiko Kaji non è mai stata così radiosa. Non si nascondono, sanno cosa li spetta, ma sembrano due comuni passanti.

Mi sento sereno.

Alla fine rimane solo la bellissima voce di Meiko Kaji che canta – da par suo – Gyncho Wataridori, mentre una macchina della polizia si avvicina e li arresta senza trovare alcuna resistenza.


Sull'interpretazione di Meiko Kaji

Si può giudicare con obiettività chi si ama? 

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