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Ladri di cadaveri. Burke & Hare

Regia di John Landis vedi scheda film

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La recensione su Ladri di cadaveri. Burke & Hare

di FilmTv Rivista
6 stelle

I veri registi non perdono mai la mano. E John Landis è un cineasta vero. Bastano poche immagini per capire cosa sia il cinema. Cosa è stato e cosa sarà. Nel rievocare le gesta di Brendan “Dynes” Burke e William Hare, immigrati irlandesi in Scozia che per sbarcare il lunario procuravano carne da dissezione al dottor Robert Knox, luminare dell’Edinburgh Medical College, Landis firma infatti un film irresistibile. Ben 17 gli omicidi attribuiti ai due, noti anche come The West Port Murders. Senza contare che la metodologia per uccidere le vittime, ossia comprimere violentemente il petto per impedire la respirazione, è passata alla Storia con il neologismo di burking. Le gesta dei due hanno ispirato numerose versioni cinematografiche. Basti ricordare qui La iena. L’uomo di mezzanotte di Robert Wise interpretato da Boris Karloff e Barbara il mostro di Londra di Roy Ward Baker. Considerati serial killer ante litteram, Burke e Hare sono cardini dell’immaginario horror alla stregua di Jack lo Squartatore. Pane succulento per i denti acuminati di John Landis, dunque, che nonostante sia stato assente dai set maggiori per molto (troppo!) tempo, ritorna dietro la macchina da presa per reclamare il suo posto con un’autorità indiscutibile. Cineasta squisitamente politico, Landis unisce senza sforzo alcuno in un solo mosaico la lotta di classe, i limiti dell’illuminismo medico (che preludono ad altri terribili, futuri orrori), la nascita della società dello spettacolo dallo spirito delle origini del Capitale, e come se non bastasse sberleffa autorità militari varie. Perché meravigliarsi se gli inglesi hanno linciato il suo film? Landis si muove letteralmente nelle viscere della società britannica erigendola a paradigma della contemporaneità: il luogo dove nasce il tempo come lo conosciamo oggi. Film esultante e nerissimo, che si apre e chiude con un’esecuzione capitale, vanta come al solito cameo spettacolari (Michael Winner, Christopher Lee, Ray Harryhausen) e non manca di omaggiare l’amico Costa-Gavras. I grandi registi non perdono mai la mano.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 8 del 2011

Autore: Giona A. Nazzaro

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