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"Ybris"

Regia di Gavino Ledda vedi scheda film

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La recensione su "Ybris"

di sasso67
4 stelle

Ybris (o υβρις) è un termine difficilmente traducibile, ma che può grosso modo corrispondere al cristiano peccato di superbia o, più genericamente, ad una colpa, commessa in passato, generalmente nei confronti della divinità. La colpa che il Gavino Ledda regista attribuisce al Gavino Ledda personaggio non mi sembra tanto quella di essersi ribella

to all’autorità paterna (fatto che era visto come una condizione imprescindibile in Padre padrone, film dei Taviani tratto dall’omonimo libro dello stesso Ledda), quanto quello di essersi insuperbito, rinnegando il rapporto con la terra d’origine. Per questo, il Gavino protagonista di Ybris dovrà espiare ritrovando il rapporto con questa terra, con i suoi animali – a partire dagli insetti e dai serpenti, fino a giungere alle pecore -, con la sua gente, cominciando proprio dai morti che giacciono nelle viscere di quella terra natale, non prima di avere riconosciuto i meriti ed i torti degli antenati. Ma Gavino dovrà anche essere in grado di spezzare le catene che lo tengono avvinto ad un’ignoranza atavica che somiglia a quella dei prigionieri della caverna platonica. Riuscendo a conciliare la conoscenza “tecnica” (in senso lato) ed il rapporto profondo con le proprie radici – come nella spiegazione delle “aride” formule chimiche -, sembra voler dire il Ledda regista, simboleggiato dal concetto, di difficile comprensione per il Gavino del film, della circonferenza, si può pretendere di essere uomini completi, pur continuando a coltivare l’elemento “animalesco” che è intrinseco all’essere umano. Questo mi sembra di avere capito di un film poco riuscito, smisuratamente egocentrico, troppo lungo, giunto fuori tempo massimo (sembra un prodotto da cineforum dell’ARCI degli anni Settanta), che tuttavia contiene anche momenti di indubbio fascino. Al Gavino Ledda regista, insomma, contrariamente al suo personaggio, non riesce la quadratura del cerchio.

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