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L'imbroglio nel lenzuolo

Regia di Alfonso Arau vedi scheda film

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La recensione su L'imbroglio nel lenzuolo

di Stuntman Miglio
4 stelle

Debole ed inconsistente omaggio all' invenzione ed al successivo diffondersi del fenomeno "cinematografo" durante i primi anni del '900, "L'imbroglio nel lenzuolo" è il tipico esempio di produzione che in Italia dovremmo iniziare ad evitare con cura. Lezioso e provinciale sin dalle intenzioni, il film illustra con toni piuttosto pacchiani gli effetti della nascita della settima arte sugli abitanti di una non precisata località siciliana. Dallo stupore derivato dalle prime proiezioni al fascino esercitato sulle diverse classi sociali, la vicenda ruota attorno alla messa in scena di "una film" locale tratto dal passo biblico de La casta Susanna. Fra impresari viziosi in cerca di lucro, giovanotti spiantati che s'improvvisano direttori di scena, comari pettegole ed una musa lavandaia e fattucchiera, l' ultimo lungometraggio diretto dal messicano Alfonso Arau finisce presto per fossilizzarsi su puerili aspetti voyeur anzichè elaborare l' effetto immortalatore della diabolica invenzione. Superflue le vicende sentimentali che si sviluppano sullo sfondo coinvolgendo personaggi macchietta e situazioni viziate da banalissimi luoghi comuni. Tratto dall' omonimo romanzo di Francesco Costa (qui sceneggiatore) e prodotto da una Maria Grazia Cucinotta che ormai non ne imbrocca più una manco per sbaglio, "L' imbroglio nel lenzuolo" ha i suoi unici pregi nella fotografia di Vittorio Storaro, nell'uso efficace delle luci naturali e nell' utilizzo delle splendide ambientazioni sicule, sia in esterna che nei bellissimi palazzi d'epoca qui rispolverati per l'occasione. Un impatto visivo che non lascia indifferenti ma che stona ancor di più se accompagnato a contenuti superficiali e retorici. A nulla serve quindi anche la regia internazionale di Arau tanto più che lascia completamente allo sbaraglio un cast decisamente male assortito dove ognuno dà il peggio di sè stesso. Sconfortante e di pessimo gusto quel finale dove superstizione ed ignoranza hanno la meglio su tutto e tutti. Da dimenticare in fretta.

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