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Uomini senza legge

Regia di Rachid Bouchareb vedi scheda film

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La recensione su Uomini senza legge

di billykwan
6 stelle

Uomini senza legge racconta pagine di storia cui la Francia non può andare fiera. Liberté, égalité, fraternité, sono concetti che non si applicano nelle colonie. Il film si apre col massacro di Sétif, l’8 maggio 1945, quando l’esercito francese spara sui manifestanti inermi, mentre a Parigi il Tricolore sventola fiero tra la folla che festeggia la Liberazione. Una decina d’anni dopo i tre fratelli protagonisti si ritroveranno nella baraccopoli parigina a organizzare il Fronte di Liberazione Nazionale algerino, sul suolo francese. Abdelkader incarna l’ideologo intransigente, Messaud il braccio armato non privo di coscienza e Said il realista pronto al compromesso. Bouchareb torna ad occuparsi di un argomento vicino alle proprie origini con un film legato a doppio filo col precedente Indigènes da cui eredita i nomi dei protagonisti, quasi a voler conferire loro una sorta di immortalità che la Storia gli ha negato. Abdelkader, Messaud e Said sono l’incarnazione di un’idea, di una dignità collettiva, che il Potere può reprimere, ma non sconfiggere, sia che si manifesti sul fronte europeo della Seconda Guerra Mondiale che tra le baracche della banlieue. Non c’è esaltazione negli atti terroristici che la scelta dell’azione armata inevitabilmente comporta. Non c’è una ferma condanna per la Francia che risponde con altrettanta ferocia attraverso gli uomini della Main Rouge. La lotta per la liberazione algerina è stata una guerra senza esclusione di colpi, e Bouchareb non fa sconti per nessuno, non giudica, ma induce alla riflessione. Ma se la lotta è per libertà e uguaglianza, nel film di Bouchareb predomina il rosso della fratellanza, perché questo è il tema centrale della pellicola, tutto ruota intorno ai rapporti fatti di sentimento e contrasto dei tre protagonisti. Bouchareb filma il tutto cercando di coniugare epica e gangster movie, il tutto condito dai toni cupi del noir. In questo riesce solo a tratti e le intenzioni sono migliori dei risultati. L’epòs latita e i momenti più intensi Bouchareb li ottiene giocando sui contrasti: la Francia in festa mentre si consuma il massacro di Sétif, ma soprattutto il confronto verbale tra Abdelkader e il Colonnello Faivre. Lì il conflitto raggiunge i massimi livelli e le parti sostengono le proprie ragioni con uguale dignità. In definitiva un film non completamente riuscito ma lodevole per l’argomento che tratta. Tre stelle, come gli spettatori presenti in sala… questo film ne meriterebbe qualcuno in più.

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