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Le premier jour du reste de ta vie

Regia di Rémi Bezançon vedi scheda film

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La recensione su Le premier jour du reste de ta vie

di hupp2000
8 stelle

Magnifica regia di Rémi Bezançon, autore a me fin qui sconosciuto. « Il primo giorno del resto della tua vita », ovvero la storia dei cinque membri di una famiglia su un arco di 12 anni, dal 1988 al 2000. Il film è diviso in cinque capitoli, ognuno con una precisa data di partenza, un giorno che si rivelerà decisivo nella vita del personaggio di turno. La vicenda comincia con il trasloco del figlio maggiore, iscritto al terzo anno di medicina, che ha deciso di andare a vivere per proprio conto. Il fratello diciottenne non ha ancora deciso quale strada seguire, sembra piuttosto sbandato, ma può contare su un nonno colto e saggio che lo inizierà all’arte del sommelier. Per la sorella più piccola è chiara una sola cosa : intende perdere la verginità il giorno del suo sedicesimo compleanno. Il padre (Jacques Gamblin) è tassista. Un uomo gentile, che sa dialogare con i figli e la moglie, a dispetto delle difficoltà dettate dalla convivenza e dalle inevitabili differenze di carattere. La moglie (Zabou Breitman) ha trascorso anni nell’allevare i tre figli. Con la partenza del maggiore, decide di riprendere gli studi universitari. Appare come il personaggio emotivamente più fragile del gruppo, ma si rivelerà capace di grande fermezza nei momenti di crisi. Una famiglia come tante altre, quindi, mediamente agiata, nella quale non accadrà nulla di straordinario. Fin dai primi minuti,però, ci si sente dalle parti del cinema di François Ozon o addirittura di Claude Sautet. Su un arco di 12 anni, gli attori che incarnano i tre figli si devono ovviamente alternare, mentre per la coppia genitoriale si è giocato magnificamente sul trucco. Il film funziona ad incastro : all’interno di ogni capitolo, vi sono frequenti flashback e cambiano le soggettive della narrazione. Il gioco di prestigio consiste nell essere riusciti a rendere il tutto scorrevole, comprensibile in ogni momento. In dodici anni non cambia un’epoca, ma avvengono tante piccole trasformazioni che non sfuggono all’autore : cambiamenti nel linguaggio, soprattutto giovanile, cambiamenti di moda, degli oggetti di uso corrente, delle automobili, dei telefoni, dei computer, della musica in voga. Jacques Gamblin recita da par suo, mai sopra le righe, intenso, talvolta comico, umanissimo come sempre. Zabou Breitman, geniale regista di due capolavori, « Ricordo di belle cose » (2001) e « L’homme de sa vie », offre un’interpretazione magistrale per naturalezza e suscita sentimenti di vero e proprio affetto fin dalle prime battute, oltre ad essere una ultracinquantenne di rara bellezza. Anche se in un ruolo secondario, l’affascinante figura del nonno brilla grazie all’interpretazione di Roger Dumas II che, invecchiando, somiglia sempre più a Jean Gabin, persino nel modo di parlare ! Mi chiedo se questo splendido film sia mai stato distribuito in Italia. Comunque sia, da non perdere.

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