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Haze

Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Haze

di alan smithee
7 stelle

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Cosa sia davvero successo non ci verrà mai rivelato: ci troviamo, da spettatori, in una posizione teorica non molto dissimile a quella pratica in cui viene a trovarsi il nostro disgraziato protagonista, che si risveglia al buio, in un antro dove non si riesce a vedere nulla, e soprattutto senza più ricordarsi nulla di come ha potuto finire in quel posto fetido, umido e sporco, oltre che buio.

Nel disagio del protagonista ci finiamo pure noi spettatori, che assieme a lui cerchiamo di capire quello che gli stacchi convulsi e l'oscurità pressoché totale non ci permette di mettere a fuoco.

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La violenza che il regista Shinya Tsukamoto - come spesso succede altrimenti, anche protagonista della vicenda - sceglie di utilizzare per disorientarci, riesce tuttavia in modo mirabile a rendere vivo lo sconcerto che, comprensibilmente, anima lo stato di rezione del protagonista, inducendolo, oltre che a sopravvivere, a cercare di trovare delle spiegazioni plausibili ad uno stato di costrizione che non trova ragioni per essere in qualche modo messo in luce.

Tra brandelli di corpi ed un fetore che la situazione quasi riesce a rendere percepibile, il disgraziato, nel procedere a tentoni aggrappato anche con i denti alle poche asperità della parete in cui si aggrappa in bilico verso chissà quali precipizi, l'uomo si imbatte in un'altra sopravvissuta, pure lei piena di interrogativi e solo un po' più esperta di lui per aver iniziato un po' prima quella sua esperienza da incubo in quell'anfratto di tenebre e morte.

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Il gusto sin un po' sadico per il particolare, in questo caso frammezzato e reso evanescente dalla situazione impossibile da gestire per mancanza di visibilità e di ulteriori indizi dopo un brusco risveglio, diventano i contorni di una prigionia che Tsukamoto riesce a rendere, oltre che disturbante, anche tetramente coinvolgente, lungo un incubo che prende forma come mediometraggio di poco meno di 50 minuti di pura tensione, al termine della quale naufraga ogni sia pur minima speranza di vedersi rivelato qualche minimo indizio che possa indurci a formulare anche solo vaghe ipotesi di cosa sia potuto realmente accadere: anche perché, fuori dal tunnel, nulla potrà apparire granché più rassicurante di quel che poteva sembrare addentro alla oscura e fetida prigione dei mi misteri e degli orrori.

 

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