Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati è regista eclettico che, specie negli ultimi anni, si diverte moltissimo. Ha trovato una sua strada, quella del racconto malinconico ed autunnale. Ogni tanto sceglie di azzardare. Memore di quel classico gotico-padano che fu La casa dalle finestre che ridono (ma anche Balsamus e Zeder), decide di osare l’inosabile (un thriller? in Italia? oggi?) e mette su una storia sulla carta ombrosa e orrorifica. Scorrendo il cast, a parte la spaesata e realmente inquieta Laura Morante, si ha la conferma della natura esoterica del film: risorti e reincarnati chi in monache, chi in medici e chi in meccanici, ecco che sfilano in carne, ossa e naftalina Rita Tushingham, Burt Young, Sydne Rome, Venantino Venantini, Francesco Carnelutti, Marina Ninchi, Angela Goodwin, Angela Pagano. Per carità, bravissimi attori, ma l’associazione luoghi-personaggi non sempre crea un’atmosfera gradevole. Anche perché il film non vuole essere sgradevole: anzi, desidera innescare l’eleganza del terrore in un contesto conformisticamente omologato all’effettismo a tutti i costi.
Avati, che conosce il mestiere come pochi in Italia, vorrebbe scuotere con suggestioni avvolgenti ed elementi evocativi, ma l’operazione non gli riesce. E i difetti sono plateali: la fotografia, innanzitutto, che non riesce a coinvolgere (dunque ad impressionare), attestandosi sulla superficie piatta, come una lama che taglia senza far sgorgare sangue. La storia sarebbe anche interessante, ma si ingorga talvolta su sé stessa, alternando momenti di assoluta linearità ad altri di confusione. Avati gioca la carta del film del genere, più che altro per divertimento, mettiamola così. Non è più tempo di case dalle finestre che ridono, meglio occuparsi di seconde notti di nozze e di papà di Giovanne: le corde del canuto Pupi sono più congegnate, oggi come oggi, verso quelle storie. Da culto, però, la vocina che ode la Morante, un incrocio tra Laura Betti che doppia L’esorcista e Rosa Russo Jervolino. Il fatto è che, fondamentalmente, Il nascondiglio fa sorridere, purtroppo.
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