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Le strelle nel fosso

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le strelle nel fosso

di zombi
8 stelle

vedere il film di avati è veramente immergersi in quella che definisco il cinema al lavoro. il cinema che si dà da fare per creare il senso di meraviglia che riempia gli occhi di chi assiste. qui il senso di meraviglia è perfettamente bilanciato tra vero e il falso e il favolistico. la credenza contadina che fa pregare un vecchio padre la piccola santa rosalia che non lo faccia dormire per non far sopraggiungere la morte. ma cosa può esserci di più bello che dormire?... certo qui siamo nel 1700 in una zona del polesine completamente invasa dall'acqua e la casa del racconto che l'acchiappa topi fa ad una misteriosa quanto decrepita presenza intorno al fuoco la sera in attesa che arrivi il mattino per andare a raccogliere il suo raccolto di topi e topacce, è raggiungibile solamente tramite una sottile lingua di terra sempre più esigua. la strada maestra che si vede porta alla villa di conti pepoli e i 4 figli del patriarca giove(belletti) vi corrono quando sentono le carrozze, perchè sanno che lì vicino si fermano per far scendere le signore ad espletere i bisogni fisiologici. il racconto è sempre lo stesso e la donna lo vuole tutte le volte ascoltare nuovamente. fotografato egregiamente da delli colli che riprende quei paesaggi bassi acquosi nei quali gli unici cambi alla vista sono gli alberi, le case o gli argini, la fola ci dice di questi 4 ragazzoni cresciuti senza la madre, morta di parto dando alla luce l'ultimo, branco(delle piane)che infatti si rivolge molto spesso al pensiero, se non all'impossibile ricordo, della genitrice per chiedere qualunque cosa. li troviamo che urlano al cuculo dalle penne grigie domande su quando si mariteranno e assistiamo alle loro giornate, ben organizzate dal padre che la sera comunque li vuole ben chiusi in casa al sicuro dalle ombre oscure del demonio che emerge mastondontico dalle putride acque della palude. abbiamo silvano(capolicchio)che è l'unico che ha imparato a leggere grazie ad un chierico che emerge da un punto della palude annegatovi anni orsono e al librone delle preghiere. marione(cavina)che preferisce interagire con le bestie da cortile, ha crisi epilettiche e ha sempre fame. infine c'è marzio(pizzirani) colui che ha imparato a fare tutto in casa, dal cucinare a fare barba e capelli. in una cultura contadina povera dove qualsiasi cosa dipendeva dal raccolto e non lo si poteva certo lasciare mangiare ai topi e alle topacce, ci si aggrappava alle credenze religiose e pagane con ogni cosa. ma è solo con l'arrivo di olimpia(paladini)una giovane e bella cantante e suonatrice di piano diretta alla villa dei pepoli, che la sorte in quella casa cambia e tutto sembra cambiare in meglio. il vecchio giove non vede più santa rosalia anche se la chiama, come per esempio sull'isola delle cicogne, e dorme beato la notte. i ragazzi invece non sentono più il bisogno di picchiarsi per divertirsi, cosa che sconvolge invece la giovane, e regna un'armonia e un'amore completo coi giovani che dormono, si bagnano e si baciano insieme. come tutte le favole che si rispettano ovviamente anche questa ha un suo lato oscuro e gotico. la figura del santo bartolomeo che vaga nella notte barcollante per aver visto il demonio e avere al posto degli occhi due orbite rinsecchite è onnipresente dall'inizio alla fine. il giro della vita arriverà alla sua fine ma in pace senza traumi. si consumerà un matrimonio comune in cui il padre e i 4 figli verranno accompagnati al loro ultimo viaggio durante una cerimonia gioiosa e giocosa come al loro solito. e quando al mattino le luci dell'alba rischiareranno la grande casa e il tavolaccio imbandito con i corpi dei 5 uomini esanimi lavati da una pioggia torrenziale, sappiamo che il racconto è giunto alla fine. l'ammazzatopi passata la notte a raccontare questa fola di morte al cospetto della morte stessa per esorcizzare l'oscurità, passerà a raccogliare le trappole e il suo raccolto di raziatori. grazie alla fotografia già citata di delli colli che rende perfettamente l'aria estiva dei pioppeti annegati in una cappa lattea in cui è il rosso serotino a spargere un pò di colore, alle belle musiche di tommasi e alla leggiadria di racconto e di regia di avati, gli attori si liberano dei loro carichi e si lasciano andare alla fantasia di ricordi che sbiadiscono di racconto in racconto fino a farsi mito o leggenda. 

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