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Tempesta su Washington

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tempesta su Washington

di kotrab
9 stelle

Adattamento dell'omonimo romanzo di Allen Drury, Advise & Consent è un coraggioso ed emblematico dramma morale nel senso più nobile del termine, ambientato nel "microcosmo" del Senato statunitense, un film di portata universale per l'importanza dei temi trattati e la qualità artistica che fa capo alla regia del viennese ebreo O. Preminger (laureato in Legge).

Preminger consolida la sua creativa e costruttiva testardaggine nel perseguire obiettivi sociali e intellettuali progressisti all'interno dei meccanismi produttivi hollywoodiani e per mezzo dell'arte cinematografica sfidando ancora l'ormai logoro, anacronistico e appunto "reazionario" Codice Hays, per quanto riguarda qui il tema omosessualità (perdipiù coinvolgente una carica politica).

Tramite la vicenda principale (la nomina contrastata di un Segretario di Stato [H. Fonda]) assistiamo ad una esposizione distaccata e il più possibile equa della vita e del lavoro dei politici statunitensi, tutti impegnati a confrontarsi con la propria coscienza, il passato e il dovere nei confronti del prossimo e del futuro; c'è chi adempie (o cerca di adempiere) in modo integerrimo al senso morale retto (magari occultando il passato e cercando di "redimersi" da certe colpe, sbagliate o legittime che siano) e chi è senza scrupoli e architetta ricatti cinici e infami, chi è in buona fede e chi non lo è. Il problema però sta nel non poter mai individuare e giudicare una persona "bianca" o "nera", ognuno agisce per diversi motivi, personali e/o pubblici, mosso da idee liberali (il Robert Leffingwell di Fonda) o da ideali e miti antiquati (il viscido senatore Seabright Cooley di C. Laughton).

Preminger scoperchia la cupola della Casa Bianca (fin dai titoli di testa di Saul Bass, di per sé ironici e irriverenti nella loro stilizzazione raffinatamente "infantile"), intrufola nelle sale e nei corridoi la sua mdp e i nostri sguardi in modo del tutto naturale, con movimenti quasi impercettibili che costruiscono piani-sequenza come fossero all'aria aperta; il realismo (notevole fotografia di Sam Leavitt) tende all'essenza dei fatti, non al descrittivismo, in una narrazione dipanata con estrema scorrevolezza, anche negli incastri verbali delle sedute. Pubblico e privato si intrecciano indissolubilmente determinandosi l'un l'altro, il carattere dei personaggi emerge sia dalla vita in Senato che da quella in famiglia, il passato è usato alla bisogna come arma. Questa correlazione si evince anche dalla struttura del film che dal generale (il processo e le discussioni al Senato) si passa al particolare di due vite private parallele (o tre: Leffingwell, il senatore Brigham Anderson [D. Murray] e il Presidente [Franchot Tone]) e infine si torna al generale in una situazione di stasi degli eventi. L'altra faccia della medaglia è costituita dal tormento di Anderson, ricattato per i suoi trascorsi da omosessuale nell'esercito, una situazione che, se da una parte contrasta con la grandezza, la luminosità e l'"evidenza" della Casa Bianca (mi riferisco al bar gay nella periferia di New York, nascosto nella notte e rimosso in un seminterrato, il primo bar di questo tipo nella storia di Hollywood), dall'altra non è nemmeno una figura tratteggiata in modo del tutto negativo: il fatto che voglia dimenticare il passato, che voglia salvare la sua famiglia e insieme l'onestà (si oppone infatti alla nomina di Steffingwell, a sua volta con trascorsi da simpatizzante comunista) non è una accusa contro se stesso, la tragedia sta nel fatto che tutto ciò venga strumentalizzato da parti avverse. Sia nei confronti di Steffingwell che di Anderson, il problema sta nella manipolazione disonesta e arbitraria, proprio come in generale questi intrighi intaccano il sistema di per sé buono dell'organizzazione politica: tutti siamo esseri umani, a partire dal malato Presidente, ciò che è sbagliato sono appunto la disunità, il ricatto e la calunnia, che può essere fondata ma anche deviata e inquinata da pregiudizi.

La tanto accusata scena della spinta nella pozza d'acqua del vecchio amante è presumibilmente dovuta al contesto in cui è stata girata, ma forse può essere letta come disprezzo non tanto (o non solo) nei confronti di un passato rinnegato e di una passione di cui si ha paura perché ancora presente, quanto (ripeto il "forse") verso la funzione svolta dall'ex amante, quella del venduto, colui dal quale gli avversari politici hanno potuto far recapitare la lettera alla moglie di Anderson. Anche lo stesso bar, anche se tratteggiato in caratteri "oscuri" - in una sequenza di poco più di un minuto ma che resta nella memoria - ha una atmosfera ambigua e seduttiva solo apparentemente minacciosa, tale perché percepita dall'impaurito e smarrito Brig Anderson.

Il cast è tutto da lodare e senza sbavature anche nei ruoli minori, ma spicca in modo veramente incredibile l'ultima apparizione di Laughton, ricchissimo di sfumature insinuanti indimenticabili.

Al di là che abbia considerato bene o male il risvolto omosessuale, resta un gran film.

La colonna sonora

Buon accompagnamento di Jerry Fielding, che non è mai invadente ma nei momenti decisivi dà impulsi giustamente funzionali.

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