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Cuore

Regia di Romano Scavolini vedi scheda film

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La recensione su Cuore

di mm40
3 stelle

Quattro episodi dal libro omonimo di Edmondo De Amicis: Sangue romagnolo, Il tamburino sardo, La piccola vedetta lombarda e L’infermiere di Tata.

 

Con questo lavoro Romano Scavolini ha il merito di anticipare di qualche mese l’avvento dei cosiddetti ‘lacrima movies’, quelle pellicole nostrane strappalacrime con protagonisti quasi sempre dei bambini inseriti in tragedie senza soluzione di continuità, verso naturalmente un epilogo orribile, straziante. La vicinanza non è solo tematica: non è solo la scelta di mettere in scena quattro episodi del celeberrimo Cuore di De Amicis (attualizzati dallo stesso Scavolini in sceneggiatura) a ricordare infatti i tipici toni e argomenti dei lacrima movies; c’è anche e soprattutto la partecipazione fra gli interpreti del piccolo, ma già abbastanza noto Renato Cestiè, la cui popolarità aumenterà in maniera esponenziale nei successivi anni proprio grazie a film tipo L’ultima neve di primavera (Raimondo Del Balzo), Il venditore di palloncini (Maio Gariazzo) o L’albero dalle foglie rosa (Armando Nannuzzi). E non solo: questa versione di Cuore fa leva fin dalla locandina sul tris di giovanissimi e famosi intepreti completato da Domenico Santoro (Lucignolo nel Pinocchio di Comencini dell’anno precedente) e Duilio Cruciani, mentre il quarto episodio è riservato al lancio (purtroppo sfortunato, perché non trovò futuro nel cinema) di una nuova possibile stella, quella di Guerrino Casamonica. L’unico attore adulto di una certa rinomanza in scena qui è Chris Avram, impegnato in un doppio ruolo nell’ultimo episodio; per il resto Scavolini – anche direttore della fotografia – si limita a creare montagne, anzi catene montuose di pathos ben sottolineate dalle tristissime musiche di Carlo Savina. Nient’altro da sottolineare, se non che si tratta di un pur valido tentativo di ‘commercializzarsi’ da parte di un regista da sempre politico e sperimentale come Romano Scavolini: eppure non solo il suo Cuore non ebbe particolare risalto, ma agli occhi del grande pubblico è stato surclassato definitivamente all’uscita della versione (1984) di Luigi Comencini. 3,5/10.

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