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Sabbie mobili

Regia di Irving Pichel vedi scheda film

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La recensione su Sabbie mobili

di kosmiktrigger23
7 stelle

Il film segue una trama piuttosto convenzionale nel noir: una piccola trasgressione, un crimine di poco conto innesca una serie di eventi sempre più catastrofici per il protagonista, in genere una brava persona in difficoltà. Sono le sabbie mobili del titolo che minacciano di inghiottire il meccanico  Dan Brady quando, a corto di soldi per l'appuntamento con l'esigente e cinica Vera Novak (rispettivamente Mickey Rooney e Jeanne Cagney), sottrae 20 $ dollari dalla cassa dell'officina. 

Ciò che rende particolarmente apprezzabile questo "piccolo film senza pretese" è la caratterizzazione dei personaggi, che con poche eccezioni (la fedele fidanzatina Helen - nel confronto della quale col personaggio di vera non possiamo non scorgere una certa vena misogina del film- e l'avvocato che compare nell'ultima parte del film ai cui saggi consigli si deve la salvezza dell'ormai irreprabilmente perduto Dan), personaggi che galleggiano tra una sorta di abulia e svagati sogni di riscatto (il terzetto di colleghi dell'officina) e l'aperto cinismo e la totale mancanza di comprensione, come Vera e il capo dell'officina dove lavora il protagonista, veri e propri squaletti di piccolo cabotaggio, meschini e crudeli tanto nell'infrangere la legge quanto nel far valere le regole.

In questa galleria di sgradevoli perdenti - dai quali lo stesso Dan Brady non si distanzia molto - spicca in ruolo che pare apertamente ritagliato su di lui il personaggio interpretato da Peter Lorre, il proprietario della penny arcade frequentata da Vera, Nick Dramoshag. Il vecchio Peter, anche in un ruolo minore, dà vita a un personaggio nel quale la stortura e l'infelicità morale trovano un perfetto riscontro nella presenza fisica dell'attore sulla scena, nelle sue spalle curve, nelle sue palpebre proverbialmente pesanti, nel passo stanco e strascicato. Intorno a lui e al suo accento, e dietro di lui, un mondo di non detti, un passato crudele e criminoso solo fatto intuire allo spettatore, e una buona dose di Vecchia Europa.

Particolarmente interessante il finale senza idillio del film -che non rivelo nei dettagli - in cui tanto la soluzione eroica e criminale (un'improbabile fuga da gangster con la pistola in pugno per il goffo meccanico Rooney) quanto quella altrettanto tipica dell'eroe noir (la catastrofe personale) vengono tralasciate per un realistico tono minore, in cui buon senso e cauto ottimismo prevalgono sulle convenzioni del genere. Riassumendo: non un gigante ma un film da vedere e nel quale l'appassionato di noir si potrà specchiare forse più facilmente che nelle gesta di un Marlowe o di un Sam Spade, e dal quale si esce con una curiosa sensazione dolce-amara.
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