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Sweet Sweetback's Baad Asssss Song

Regia di Melvin Van Peebles vedi scheda film

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La recensione su Sweet Sweetback's Baad Asssss Song

di sasso67
6 stelle

Trovatosi nelle grinfie di una banda di motociclisti e messo a confronto con il Presidente, un donnone bianco che lo sfida a duello, a Sweetback è data la scelta dell'arma: «Fucking», risponde. Ed in effetti è un campo nel quale si fa onore, mettendo fuori combattimento la corpulenta malvona.
Dando la caccia a Sweetback, i poliziotti fanno irruzione in una stanza nella quale sono a letto insieme un uomo di colore e una donna bianca. Gli sbirracci saltano addosso all'uomo fracassandogli il cranio con il calcio delle pistole e sbattendogli la faccia contro il vetro d'una finestra, poi lo tirano su e uno di loro dice «It's not him» e un altro risponde «So what?» ("Non è lui" - "E allora?").
Questi due episodi sono significativi delle coordinate entro le quali si muove il film diretto e interpretato da Melvin Van Peebles, un film che è al tempo stesso il capostipite e la summa della blaxploitation. Quest'ultimo termine, che letteralmente significa "sfruttamento dei neri" non è mai piaciuto ai registi e ai protagonisti del genere, ma a me sembra che bene si adatti al film in questione che, se è innovativo dal punto di vista sociologico (attori neri come protagonisti e non più come personaggi marginali dei film, se si eccettua l'integrato Sydney Poitier), non lo è dal punto di vista del contenuto: cosa c'è di nuovo nel dipingere i neri come sessualmente potenti e i bianchi come degli inguaribili razzisti? E dov'è il messaggio rivoluzionario, quando il film s'incentra tutto e termina con il nero braccato e in fuga, che riesce a salvarsi attraversando un fiume che segna il confine con il Messico? O non era in fuga anche il Jim amico di Huckleberry Finn, protagonista del romanzo scritto da Mark Twain più di cent'anni fa? È forse rivoluzionario girare una sequenza ai limiti del codice penale, con un bambino (il figlio del regista, Mario, a sua volta regista, una volta divenuto adulto) in una scena di sesso con una prostituta?
Il film si fa guardare, anche se la trama è ridotta al minimo, per l'indubbia capacità di Van Peebles (che ricordo regista di un film che vidi da bambino, "L'uomo caffelatte", in cui un bianco razzista una mattina si risvegliava nero, quasi una versione razziale della "Metamorfosi" di Kafka) di utilizzare le tecniche all'epoca più sofisticate: fermi immagine, sovrimpressioni, caleidoscopi di luci. Per il resto il film si guarda più come un documento di un'epoca e con il naso un po' arricciato, come si guarderebbe oggi uno dei film di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi.

Sulla trama

Un bambino di colore viene accolto in un bordello composto da prostitute tutte di colore e, ribattezzato Sweetback, è svezzato da una di loro e poi avviato a sua volta alla carriera di puttano. Trovatosi nel luogo in cui due poliziotti bianchi pestano un aderente delle Black Panthers, Sweetback lo aiuta a fuggire mettendo fuori combattimento i due poliziotti razzisti. Comincia da qui una caccia della polizia al nero ribelle.

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