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La salamandra

Regia di Alain Tanner vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La salamandra

di alan smithee
7 stelle

Una donna cangiante come l'animale del titolo, e a seconda delle necessità e del carattere di due uomini che finiscono per servirsene come uno strumento che permetta loro di raggiungere ognuno i propri scopi: una bionda bizzarra al centro di un'impresa dai connotati confusi e deliberatamente mal assemblati. Grande Bulle Ogier.

 

In occasione dell'ultimo festival di Locarno, l'omaggio doveroso e pertinente alla brava attrice svizzera Bulle Ogier, mi ha reso possibile la visione di un film più noto ed epocale che visto: LA SALAMANDRE, opera del noto regista, elvetico pure lui, ALAIN TANNER.

In un bianco e nero che ricorda molto, almeno formalmente, quella Nouvelle vague piuttosto vicina geograficamente e concettualmente ad inizio anni '70, il film racconta, con tono scanzonato e disinvolto, le vicissitudini di un giornalista perdigiorno di nome Pierre che, indotto a scrivere dalla televisione svizzera una sceneggiatura ben retribuita con al centro un episodio di cronaca nera finito sulle pagine dei giornali qualche anno prima, decide di farsi aiutare da un amico scrittore con gravi problemi economici, e per questo piuttosto propenso a collaborare alla stesura di quanto richiesto.

Ma se Pierre si intestardisce e lascia da parte la naturale indolenza per seguire le tracce della donna posta al centro di una torbida o poco chiarita vicenda familiare relativa ad una sparatoria ufficialmente accidentale ai danni di un pensionato, episodio per il quale fu inizialmente incolpata la giovane figlia, il secondo collaboratore, Paul, si lascia completamente andare alle proprie fantasie narrative, andando ben oltre i singoli dettagli di una vicenda in realtà già chiarita in tutti i suoi banali o comunque poco interessanti dettagli.

Trovata la ragazza, una bella biondina che attrae entrambi gli uomini, il film si concentra su una storia a tre in cui ognuno dei protagonisti tenta invano di modificare la propria banale o mediocre esistenza, cercando rifugio nella complicità che la donna, bizzarra ed eccentrica, finisce per suscitare sui due suoi bonari compagni di viaggio.

Un film che trasforma Bulle Ogier nella sirena peperina e bionda, donna libera ed inquieta, scandalosa e perciò necessariamente colpevole a priori, in grado di ravvivare due persone afflitte dalla indifferenza e dunque apparentemente sopiti dentro da una rassegnazione ed un grigiore che vanno di pari passo con la meteorologia locale di una Svizzera invernale funestata da cieli plumbei e portatori di bufere nevose in grado di cancellare ogni orizzonte. Ottimo e simpaticissimo pure Jean-Luc Bideau nei panni dello scostante, annoiato e ozioso Pierre.

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