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Gente di Roma

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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La recensione su Gente di Roma

di barabbovich
4 stelle

Lo aveva fatto, con risultati assai apprezzabili, Federico Fellini. Lo aveva fatto anche Roberto Meddi, in un piccolo-grande film intitolato Ponte Milvio e circoscritto a un quartiere romano. Anche Ettore Scola prova a raccontare la città eterna con un film a cavaliere tra fiction e documentario, nel quale la macchina da presa non esce dal perimetro del centro capitolino, negando l'esistenza delle periferie pur evitando la tentazione dell'oleografia. Scorci della città ripresi a bordo dell'autobus, Aziende Sanitarie Locali, sezioni di partito, la grande manifestazione del 14 settembre 2002 contro la legge Cirami e immagini di barboni che solidarizzano si alternano a momenti di fiction: un uomo che non confessa alla moglie di essere stato licenziato; un altro che va a trovare la sua ex; una madre che perde il figlio durante una manifestazione (lo ritrovano De Gregori e la Mannoia!); un vecchio in procinto di andare in un ospizio; un giornalista che fa un'inchiesta sui romani; un trentenne che ascolta le voci dei morti al Verano. La confezione ne esce penalizzata da un eccesso di discontinuità, messa a nudo dall'incertezza dei movimenti della macchina da presa e dall'approssimazione del montaggio, che non riesce a dare la giusta fluidità nel passaggio da una scena all'altra. A Gente di Roma, girato in digitale, manca la capacità di cogliere l'ethos dei romani. Il copione che il regista ha scritto con Paola e Sofia Scola è affettuoso ma incapace persino di sfiorare la dimensione socioantropologica della città e dei suoi abitanti. Da un'idea interessante ne esce un'occasione sprecata, con molti episodi addirittura imbarazzanti (quello con la Sandrelli, inspiegabile, e quello girato al Verano). Ma la presenza e il pezzo di bravura di un immenso Arnoldo Foà vale, da sola, il prezzo del biglietto.

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