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Il monaco

Regia di Paul Hunter vedi scheda film

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La recensione su Il monaco

di FilmTv Rivista
6 stelle

Sotto l’ala protettrice e produttrice di John Woo, una delle icone del cinema di Hong Kong, Chow Yun-Fat si cimenta nel pericoloso tentativo di sintetizzare il kung fu con la commedia occidentale. L’occasione gli arriva dal ruolo del monaco senza nome, protagonista di questo film che segna l’esordio cinematografico del “videoclipparo” Paul Hunter. La storia inizia nel 1943 in Tibet, dove un manipolo di SS guidate da un fanatico ufficiale piomba in un monastero dove è custodita un sacra pergamena in cui è contenuto un testo dagli enormi poteri. La pergamena conferisce al suo custode una sorta di giovinezza “a tempo” ma ogni sessant’anni egli deve cedere il suo ruolo ad un altro eletto. Ritroviamo il monaco nei giorni nostri in una città del Nord America a cercare il suo successore, che le profezie sembrano individuare in un abile e sfacciato borseggiatore. L’ispirazione per il film arriva da una striscia di fumetti della Flypaper Press della fine degli Anni’ 90, geneticamente modificata con un’infinità di citazioni, seduzioni e contaminazioni che ne hanno fatto un ibrido potenzialmente riproducibile. Il tentativo di creare qualcosa di nuovo è riuscito solo in piccola parte, soffocato da una mole eccessiva di ingredienti che talvolta non legano tra loro; e non aiuta neppure il sorrisino ebete che Chow Yun-Fat si trascina per tutto il film e che lo rende inquietantemente simile a Jackie Chan.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 35 del 2003

Autore: Fabrizio Liberti

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