Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
L’ultimo film in tema neorealistico da parte di Rossellini, che gioca su un film internazionale di linguaggio, pur essendo girato a Roma alla vigilia dell’arrivo degli americani. Il soggetto è del grande Sergio Amidei e sceneggiato dallo stesso regista con Amidei, Diego Fabbri e Brunello Rondi. Un panorama tipico del nostro momento a fine guerra, che è quella del mercato nero e con una scelta abbastanza didascalica della presa in carico di tre prigionieri: russo, inglese e americano. Quindi un linguaggio senza intralci da un ingombrante doppiaggio, che avrebbe stravolto tutto il contesto ed il senso della storia, anche per questo il film non ebbe una buona distribuzione italiana, mentre all’estero ebbe una presenza migliore, infatti fu promosso anche in Usa, dove la Ralli fu premiata. Ma diciamo pure, che pur nella dignità della realizzazione, siamo in un Rossellini minore, pur avendo l’input di Amidei, che ricordava antiche glorie. La storia ricalca schemi un po’ vecchi e situazioni drammaticamente non del tutto efficaci, una direzione degli attori lontana dalle prove con la Bergman, dove ha dato il massimo in proposito, siamo sull’onda del film di genere, che in quel periodo se ne facevano diversi e con esempi di successo, ma il tono e la storia non gli permettono di ricalcare l’onda de Il Generale della Rovere. Un film dignitoso, ma che non riesce a ripetere il miracolo Rossellini, forse ormai irripetibile, per il percorso che ormai ha compiuto.
una storia che sa troppo del passato, nel racconto
non ha saputo ben dosato gli argomenti e la recitazione
troppo discontinua per il suo ruolo, ma per colpa di direzione
sa dare il tono giusto, anche se la didascalia è sempre in agguato
il ruolo del russo
il giovane ferito
sa rientrare più nella commedia
doppato ingiustamente
il ruolo del vaticanista
la compagna del mercato nero
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