Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Prezioso pàstiche non d'altri tempi ma di tempi altri. E' un'ossessiva giostra di caratterizzazioni cinèphile lanciata a ritmi sincopati, quasi tribali, in più d'un orbita, oculare e non. Sì, probabilmente sono le orbite ad esser al centro della scena, e davvero poco sembra contare questa tanto pretestuosamente cercata 'verità su Charlie', no, l'essenziale dell'opera è proprio nell'inessenzialità del soggetto, il non esserCi, di Charlie innanzitutto, e il suo non esser neanche Charlie, uno nessuno e assai meno di centomila, le scìe vettoriali tracciate dai corpi in scena, lo spazio indelimitabile ed 'animistico' che avvolge le figure, le cela, le scova e le ripara. Per poi esporle alla luce, tradendole. Tutto è in perenne, febbrile e disorientato movimento, in un Cinema che ama se stesso alla follia, ed in cui gli Assenti Hanno Ragione. I morti. I fantasmi di celluloide. I pianisti trapassati e gli Uomini che Non C'erano. Tutto torna, ma non è quello che interessa. Sono ritorni di steadycam, piuttosto che di fiamma, come di reduci dal fronte. E' la straordinaria, anarchica Doverosità che ormai sempre più di rado la meraviglia concede a se stessa, che l'Estetica si dedica. Aznavour solfeggia, lui spettro, tra i luoghi senza spazio e con i tempi del Mai d'una Parigi fradicia e lisergica, futurista almeno quanto rinascimentale, ed oltre. Suonala ancora, Jonathan.
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