Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Solidissimo thriller, che per linearità, misura e suspense dovrebbe essere preso come esempio.
Malinconico nel suo ricordo di un tempo della giovinezza ormai trascorso, Clint “il buono tutto d’un pezzo” Eastwood, è un poliziotto volontà ancora inflessibile ma non più d’acciaio, non più Callaghan (Callahan in originale): più fragile, anziano, fallibile e quindi umano.
Con intelligenza, il regista/protagonista si costruisce un ruolo credibile, modellato sulla sua figura ancora asciutta, prestante ma inequivocabilmente invecchiata. Un poliziotto di grande esperienza, ma logorato da un caso difficile e da un cuore malato (piuttosto) malandato, che lo costringe al pensionamento prematuro.
In panchina ma non fuori gioco, apparentemente sconfitto ma non domo, pronto a ricominciare la caccia al serial-killer che riapre i conti con il passato, il cowboy moderno e un po’ acciaccato continua la sua lotta solitaria, per dovere morale verso se stesso e le vittime, per onorare quel cuore femminile e messicano che gli batte nel petto, quel dono che gli ha ridato la vita, tolta ad un altro essere umano.
Questo espediente narrativo è il cardine attorno a cui ruota il film, che lo rende diverso dai soliti thriller e lo trasforma in un poetico, affettuoso omaggio al gentil sesso, di solito poco presente nei precedenti lavori del regista.
Le attrici da cui è circondato Eastwood/McCaleb sono tutte magnifiche, tutte donne forti e indomite, figure positive e coraggiose, perfetto contraltare all’ottusità, alla superficialità dei loro colleghi uomini, creature bellissime a cui portare infinito rispetto.
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