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Galaxy Quest

Regia di Dean Parisot vedi scheda film

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La recensione su Galaxy Quest

di Stefano L
7 stelle

 

Non che fosse chissà quale idea originale realizzare una versione parodistica di “Star Trek”, eppure “Galaxy Quest”, facilmente snobbabile per la coltre di grana grossa, è uno degli omaggi indiretti più apprezzati della blasonata serie. Il rinomato cast comprende dei divi di un vecchio telefilm anni ’70, i quali vengono riciclati per delle convention dedicate agli appassionati dello show. Un gruppo di apparenti cosplay, in una di queste manifestazioni, crede che le stelle del piccolo schermo siano dei reali guardiani del sistema stellare e li teletrasporta in un pianeta in balìa della minaccia extraterrestre. Comincia così un’avventura autentica tra i meandri dell’universo, dove gli attori dovranno mettere in gioco i loro insegnamenti “trekkie” del mondo della finzione per frenare la crudele avanzata di "Sarris" (le creature mostruose assomigliano curiosamente ai mudokon del videogame "Oddworld"). A soccorrerli nei momenti più ardui interverranno i fan, grazie ad un dispositivo trasmittente fedelmente ricostruito su ispirazione di quello utilizzato nelle puntate di “GQ”; sebbene non abbia le tematiche sottili e le acute riflessioni sulla condizione esistenziale caratterizzanti il fatidico brand, la picaresca sci-fi comedy del carneade Dan Parisot diletta animosamente lo spettatore per 102 minuti, evitando interruzioni di battuta. La formula vincente è un bilanciamento proporzionato fra il gusto kitsch scenografico e l’alchimia agevolmente levigata dai pars (capaci di assestare pertinentemente una satira intelligente dell'immaginario collettivo con un calibrato, e contenuto, campionario melodrammatico). Rickman (e il suo inconfondibile charme britannico), la magnetica Weaver, il sornione Allen, il più “smorzato” Shalhoub e il poco loquace Daryl Mitchell (tendente all’umorismo slap-stick), rendono l’epopea spaziale un pastiche risaputo, ma galvanizzante. Magari divertiranno tanto perché i secondari (uno spassoso arrivista Sam Rockwell, e un berciante Enrico Colantoni nelle vesti del malleabile leader Mathesar) riescono a connaturarsi subitaneamente alle gagliarde interpretazioni: l'opera si mantiene vivace e spiritosa. E non importa se la CGI ha una parvenza casereccia e rancida; l’azione è sorretta da risvolti elettrizzanti, esposti dalla sfiziosa musica orchestrale di David Newman. Certo, rimangono gli evidenti dubbi nelle incongruenze dello script: c'è da chiedersi come mai i villain, che non hanno approfondito nessuna nozione sulla popolazione umana, parlino in inglese, e la dinamica balistica di alcuni pezzi con le consuete scariche laser non convince totalmente. “Galaxy Quest”, però, ha il pregio di trascendere le illogicità per trasformarle in elementi da cui trarne vantaggio. La mèsse è briosa e piacevole.

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