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Ferrari

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Ferrari

di Souther78
2 stelle

Opera senza nessun interesse, monotonamente diretta e interpretata da uno dei peggiori attori della storia, eterno bamboccione impacciato, che fa sembrare la proverbiale inespressività di Clint Eastwood un capolavoro della recitazione. Elegia di una delle tante eccellenze italiane divenute solo un nome dietro cui celare speculatori internazionali.

 

Anche per Michael Mann è suonata la campanella. Con questo titolo altisonante, si cimenta nel genere biografico senza avere però alcuna comprensione delle basi. Vero è che probabilmente il soggetto non era dei migliori già in partenza: contrariamente alle proprie auto, Enzo Ferrari non pare personaggio tale da suscitare emozioni intense.

 

Si è molto polemizzato attorno all'opportunità di utilizzare un attore statunitense invece di qualche reale connazionale del protagonista. La polemica probabilmente non aveva poi grande ragion d'essere, atteso che una produzione anglofona destinata al mercato internazionale ha ben ragione di avvalersi di un cast altrettanto anglofono e di richiamo. Il vero problema, semmai, è aver chiamato Adam Driver a vestire i panni di Ferrari. Bamboccione inguardabile, inespressivo, odioso, monotono e fastidioso, che continua inspiegabilmente a comparire in produzioni di primo piano, nonostante non abbia nessuna attribuzione del divo, nè alcun piglio attoriale. E sfido a trovare quanti ne conoscano/riconoscano il nome, o lo collochino nell'Olimpo degli attori. Eppure, tant'è.

 

Dunque, un personaggio noioso impersonato da un attore noioso, per raccontare nemmeno la storia di un marchio glorioso, bensì uno spaccato di vita (perchè, poi, proprio quello?) del fondatore di una casa automobilistica che oggi non esiste più. O, per meglio dire, esiste come marchio, detenuto da banche, fondi di investimento, e speculatori vari. Il made in Italy è morto, proprio come Enzo Ferrari, Ferruccio Lamborghini, Giovanni Agnelli, etc. Di loro, così come delle loro creazioni, restano soltanto nomi vuoti, cannibalizzati e spartiti qua e là per il mondo. Così, sfuma anche il senso di inseguire oggi sterili richiami a tradizioni ingannevoli, soppiantate da mere logiche industriali e mercantilistiche.

 

Certo è che fare un film intitolato "Ferrari" permette di accalappiare il pubblico più agevolmente.

 

Fatte tutte queste considerazioni, ho deciso di interrompere la visione a metà film: una decisione "drastica", che in passato mai mi sarei sognato di prendere, rimettendo la maturazione di un giudizio soltanto alla visione dell'opera nella sua interezza. Purtroppo il cinema è sempre più strumento di manipolazione di massa, e la quantità e qualità dei prodotti sono inversamente proporzionali. Il minimo che possiamo fare è "ribellarci", sottraendoci alla visione ogni qualvolta ci rendiamo conto di trovarci dinanzi a qualcosa che sta alienandoci dal nostro vivere quotidiano, senza arricchirci in alcun modo. Chiamiamola l'ultima linea difensiva, contro la prepotenza di una programmazione che, ormai, ci "insegue" su tutti i fronti: streaming, cinema, televisione, etc.

 

Che si tratti di instillare ideologie (?) gender, pseudopolitiche, pseudoperbeniste, pseudopoliticamente corrette, o semplicemente di distrarci dal vivere la vita e dal pensare, questo "cinema" è ormai solo interferenza. Il signor Mann ci ha regalato dei film piacevoli, altri meno, ma in questo caso ha toccato decisamente il fondo.

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