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Lo spaccone vagabondo

Regia di Tay Garnett vedi scheda film

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La recensione su Lo spaccone vagabondo

di aurtom
4 stelle

Era comunemente noto a Hollywood che Mickey Rooney, di professione simpatico sullo schermo, fosse nella realtà un insopportabile presuntuoso e un sottaniere senza scrupoli: chissà se in questo film il regista Tay Garnett abbia voluto smascherare l'eterno ragazzino, che da parte sua fa qui del suo meglio per apparire odioso.Certo,il personaggio è proprio un giovane che dal nulla diventa un campione di pattinaggio passando letteralmente sul corpo di pattinatori meno scorretti e più sportivi di lui.Rooney ce la mette proprio tutta, quasi a voler dimostrare ai fans che, volendo, può fare anche l'antipatico: il fatto è che però a un certo punto ci si accorge di essere davanti allo scatenarsi di una seconda natura repressa, e che certi atteggiamenti risultano davvero TROPPO naturali, fino a sembrare addirittura esageratamente caricati. Risulta poi assolutamente incomprensibile il processo psicologico che porta la protagonista femminile a innamorarsi di un tale mostro di egocentrismo.Il film va comunque visto come fedele rappresentazione di certa America di provincia dei primi anni '50,e dei suoi aspetti sia visivi che marcatamente sociali, in un b/n davvero suggestivo e alternativamente morbido o aspramente contrastato. Gustosissima la ricorrente scenetta di un tizio allampanato che, accanto al telefono pubblico del pattinaggio, si esibisce senza sosta al suono di un Juke-box ballando una sua personale versione sui pattini a rotelle dei passi del rock-and-roll senza uscire dallo spazio di un metro quadrato.Di tanto in tanto compare anche una Marilyn Monroe pre-plastica facciale, assolutamente catatonica, con stampato sulla faccia un sorriso che alla lunga diventa un ghigno fisso piuttosto sgradevole: segno evidente che la futura diva aveva assolutamente bisogno di essere ben diretta, per esprimere qualche cosa che non fosse mera esibizione di presenza. E qui proprio non ci siamo!

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