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Inizio di primavera

Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Inizio di primavera

di vermeverde
9 stelle

Questo film è stato girato dopo un’inconsueta pausa di tre anni seguita ad uno dei massimi capolavori di Ozu, Viaggio a Tokyo, e, nonostante la linearità della trama presenta alcune particolarità rispetto agli altri film del regista. Il film narra di una coppia giovani, Shoji Sugiyama interpretato da Ryo Ikeloe e la moglie Masako interpretata da Chikage Awashima, il cui matrimonio è in una fase di stallo, anche per la perdita del figlioletto: il marito è agganciato da una giovane collega (Keiko Kishi), soprannominata “Pesce Rosso” a causa dei suoi grandi occhi, durante una gita con alcuni altri colleghi e ne diventa l’amante. La relazione non dura a lungo: infatti, i colleghi rimproverano Pesce Rosso e Masako viene a conoscenza della storia e

va a vivere da un’amica. Shoji intanto accetta i trasferimento in una località periferica e lascia definitivamente pesce Rosso; dopo qualche tempo Masako raggiunge Shoji e tornano a vivere insieme. Il film si discosta dalle costanti tipiche del regista oltre che per essere il più lungo di quelli rimasti (144 minuti), per una carrellata (rarissima in Ozu) durante la gita al mare e per l’unica scena di bacio (peraltro breve e interrotta) presente nei suoi film. Tipici dello stile di Ozu sono il montaggio che stabilisce una successione di eventi attraverso gli stacchi netti e il suo ritmo regolare e le inquadrature per lo più fisse nelle quali gli ambienti e i personaggi sono disposti armonicamente. 

È sempre sorprendente la straordinaria capacità di Ozu nel raccontare storie di apparente banale quotidianità, ma mai noiose, con uno stile depurato al massimo e pressoché immutabile nella filmografia del dopoguerra, evitando ogni eccesso, ogni sottolineatura, ogni forzatura drammatica ma scavando in profondità negli aspetti della vita di ogni giorno facendo emergere il senso della vita stessa. Le tematiche costanti su cui, come questo, si basano i film del regista, forse il più “giapponese” di tutti, sono le piccole unità familiari alle prese con piccole o grandi crisi e i rapporti fra genitori e figli, i primi legati ai valori tradizionali e i giovani partecipi delle trasformazioni indotte dalla modernità, una dialettica dalla quale spesso derivano conflitti. In Inizio di primavera (Soshun) hanno rilievo anche i problemi della vita lavorativa: la massificazione e la monotona ripetitività della vita divisa fra casa e ufficio e gli stipendi o pensioni appena sufficienti per vivere.

I suoi personaggi superano le crisi raggiungendo una maggiore consapevolezza interiore, soffusa di malinconia: è il senso di accettazione della vita nella sua interezza, dal cui flusso si è trasportati e prendendo coscienza che ciò che è stato non sarà più. In questo film, come è costante in Ozu, l’intreccio è una semplice cornice esteriore entro la quale si costruisce un percorso, soprattutto interiore, di chiarificazione dei rapporti umani che non porta a un tradizionale lieto fine ma ad una pacata e serena accettazione della realtà dominante anche se non positiva: è ciò che è stato definito come trascendenza. 

L’unica cosa di questo film che potrebbe  essere oggetto di osservazione è la scenda degli amici ubriachi dopo la rimpatriata, una divagazione, peraltro ben diretta e recitata, probabile retaggio di quando il regista dirigeva commedie che non aggiunge nulla al film.

Inizio di primavera appartiene comunque con pieno diritto al corposo gruppo di capolavori di Ozu che fanno del regista uno dei massimi esponenti della settima arte.

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