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Innocence

Regia di Guy Davidi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Innocence

di obyone
8 stelle

 

scena

Innocence (2022): scena

 

Venezia 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Alla Mostra del cinema io e mia moglie non riusciamo a vedere i film insieme. E, come spesso succede, a causa della fastidiosa sovrapposizione delle proiezioni, spesso non riusciamo a vedere le stesso film.

Per questo motivo il 2 settembre scorso la mia dolce metà prenotava "Love Life" di Koji Fukada ed io mi "accontentavo" di un'alternativa.

Lasciatole il film più atteso del programma serale prestavo comunque attenzione al suo consiglio e prenotavo senza troppi indugi un film israeliano in concorso nella sezione Orizzonti.

Il tempo è spesso tiranno e leggere le sinossi è un esercizio sterile e infruttuoso. Il cinema proveniente dalle aride terre del Medio Oriente, invece, è spesso una cornucopia. Ma se avessi saputo che "Innocence" era un documentario avrei cambiato titolo. Non ce l'ho con i documentari. La sera prima avevo visto "The Kiev Trial" di Sergei Loznitsa. Non era giornata. Semplice.

Ecco spiegato lo sconforto che mi coglieva al passaggio dei titoli iniziali. Quel "Danish Documentary Institute" non mi dava scampo. 

I primi minuti erano stati difficili da affrontare anche se le immagini dei soldati e del deserto lasciavano trasparire una cura per l'immagine che non credevo di riscontrare in un documentario.

Col passare dei minuti mi rinfrancavo. La materia, per quanto drammatica, iniziava a rilasciare output che solleticavano i miei neuroni. Come un buon vino rosso, noioso e scipito appena stappato, "Innocence" di Guy Davidi si apriva col trascorrere del tempo rilasciando fragranze che inizialmente mi era difficile sentire. Odori mordaci di polvere da sparo, di sudore e di paura ma anche profumi intensi di olii essenziali e della cucina speziata che veniva immancabilmente coinvolta nell'addio ai giovani soldati o al loro ritorno in famiglia. 

Ed ora a distanza di pochi giorni non mi resta che ammettere l'inattesa fortuna per quella proiezione fortuita.

 

scena

Innocence (2022): scena

 

Guy Davidi racconta Israele tramite il suo esercito o meglio tramite gli occhi di alcuni giovani chiamati alle armi. Il regista israeliano divide il lavoro su due piani temporali raccontando, attraverso la lettura di diari e la proiezione di filmini amatoriali, le impressioni di alcuni giovani chiamati alle armi. Il materiale di repertorio risale agli anni '90 e consiste per lo più in video girati in famiglia, video che raccontano il legame dei giovani con il loro nucleo familiare prima dell'arruolamento, testimonianze di una giovinezza in pericolo che potrebbe non fare ritorno e che i genitori si sforzano di archiviare fin dai primi mesi dell'infanzia come un innaturale lasciato testamentario dei figli per i loro vecchi. Ma le bobine, così come le pagine scritte, raccontano soprattutto le aspettative più intime e personali dei giovani Adam, Doroni e del soldato anonimo il cui diario evoca la triste figura del milite ignoto caduto di ogni conflitto armato. 

In secondo luogo Davidi racconta il presente seguendo alcuni bambini nel loro percorso esistenziale che fin dalla nascita è proteso all'arruolamento. Vediamo il figlio della compagna del regista frequentare l'asilo dove disegna carri armati e soldati e condivide esercitazioni anti aeree e salamelecchi sul ruolo dei soldati nella società israeliana. Tocca, poi, ad una giovane ragazzina che frequenta le medie e viene in qualche modo traumatizzata dall'arruolamento del suo allenatore e dal pensiero che primo o poi toccherà a lei lo stesso percorso. Infine siamo immersi nei campi di addestramento, organizzati durante le scuole superiori, dove un giovane e aitante ragazzino mette se stesso alla prova; una settimana di esercitazione che gli permetterà di stabilire in quale corpo arruolarsi e come servire al meglio il paese alla fine dell'obbligo scolastico. 

 

scena

Innocence (2022): scena

 

La luce che inonda la vita dei giovani israeliani di oggi si affievolisce nell'oscurità dei ragazzi già passati per l'esperienza nell'esercito creando dubbi, paure e speranze che accomunano i giovani di ogni stagione.

Non credo che Davidi abbia girato questo amaro resoconto di vite sepolte dall'ombra inquieta della morte per schierarsi contro i militari israeliani, questo a prescindere dalle testimonianze molto sentite di Hilal che manifesta per un più equo trattamento dei palestinesi e l'abbandono delle armi per la trattativa di pace. Credo piuttosto che lo scopo di questo racconto sia quello di rendere testimonianza di animi più sensibili di altri che avrebbero meritato un percorso diverso nell'esercito e che invece hanno trovato ostacoli enormi nell'espressione di sé. Naturalmente non manca una certa critica al linguaggio delle forze armate, all'indottrinamento coatto fin dalla tenera età operato a tutti i livelli della società. Fa pensare la noncuranza con, cui le famiglie lasciano i bambini giocare con fucili e mezzi d'assalto durante le parate così come risulta difficile da capire perché si debba costringere una ragazza non vedente ad esercitarsi al tiro. Un tiro alla cieca che qualche volta centra il bersaglio decretando non solo la fine dell'innocenza ma anche una rottura definitiva tra singolo e società, tra convinzioni personali e necessità comuni.

La realtà israeliana è estremamente complessa e se da una parte la necessità di difesa è sotto gli occhi di tutti dall'altra non si può fare a meno di pensare cosa sarebbe il paese sotto una guida politica che prediligesse il contatto alla separazione.

Uscendo dalla sala pensavo che avevo potuto scegliere se fare il servizio militare o quello civile e guardavo con tristezza alla vita dei bambini ebrei segnata fin dall'inizio da un percorso obbligato e qualche volta crudele. E pensando al mio di figlio ringraziavo il cielo per la fortuna di vivere in un paese imperfetto ma non ancora armato fino ai denti.

 

locandina

Innocence (2022): locandina

 

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