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Joss il professionista

Regia di Georges Lautner vedi scheda film

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John Nada

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Joss il professionista

di John Nada
8 stelle

Dedicata a Georges Lautner ( Nizza, 24 gennaio 1926 – Parigi, 22 novembre 2013) grande regista, sceneggiatore e scrittore francese

Vergando questa recensione in onore di Georges Lautner, recentemente scomparso, mi sono subito accorto che non potevo scrivere che di “Joss, il professionista”(Le Professionnel aka The Professional, omaggiato nel titolo da Luc Besson per il suo “Leon” nel 1994) (1981). Perchè, in una filmografia ricca e nutrita di pòlar e noir altrimenti memorabili quale quella di Lautner, come, per fare un titolo famosissimo, “La Fredda alba del commissario Joss”? (il quale ebbe un tale successo che Lautner decise di dare il medesimo nome al personaggio di Belmondo, Joss Beaumont, portando evidente fortuna). Forse perchè “Joss” ha per me sempre simboleggiato in maniera incomparabile il poliziesco francese dal taglio duro e serio, orientato all'azione e che era venuto a dominare il cinema francese tra la seconda metà dei '70 e i primi anni '80 grazie proprio a titoli memorabili interpretati da Jean Paul Belmondo come “Il Poliziotto della brigata criminale”(Peur sur la ville)(1975) di un altro grande dell'azione, Henri Verneuil, pellicole strettamente imparentate con le loro controparti americane e che avevano dimostrato di imporsi così popolarmente nel corso degli anni settanta, di qua e di là dell'Atlantico, come “Il Braccio violento della legge” di William Friedkin, tanto per citare uno dei capostipite. Da questo momento, il genere poliziesco era sul punto di perdere in Francia il suo storico appeal, in maniera tale che se i produttori e i registi volevano mantenere il loro pubblico dovevano ricorrere a trame sempre più fantastiche e a sequenze d'azione sempre più stravaganti, aspetti che sono entrambi molto in evidenza in “Le Professionnel”, certamente il più riuscito titolo poliziesco francese del 1981.

Film dal piglio grintoso raro, esso fu la terza collaborazione tra Georges Lautner, all'ora all'apice del successo registico  non  solo nel poliziesco e nel gangster ma anche nelle commedie, e il suo interprete iconico appunto Jean-Paul Belmondo, il quale aveva anch'egli raggiunto  il culmine della propria popolarità, raggiungendo il suo più vicino rivale, Alain Delon. Le precedenti collaborazioni di Belmondo con Lautner - “Poliziotto o canaglia”(Flic ou Voyou)(1978) e “Il Piccione di piazza san Marco” (Le Guignol) (1979) - erano stati polizieschi d'azione sì, ma con una più forte connotazione ironica, mentre “Le Professionnel” sarebbe stato qualcosa di completamente diverso, un pòlar thriller d'azione grintosissimo, con alcune scene di combattimento selvaggiamente realistiche, spettacolari. Inseguimenti automobilistici (cosa che era diventato di rigore nei film di Belmondo a partire dai primi anni '70, almeno dallo strepitoso “Gli Scassinatori”[Le Casse][1971] con Omar Sharif, sempre di Verneuil) e un finale così triste che difficilmente si sarebbe potuto legarlo a momenti leggeri, che ne fanno nel complesso  un film molto più nero e pessimista di quanto si tenderebbe ad associare sia con Lautner che con Belmondo.

Il film è basato sul romanzo “Death of a Thin-Skinned Animal”  dello scrittore britannico Patrick Alexander, il quale venne pubblicato in Gran Bretagna nel 1976 e successivamente ristampato in Francia come “Mort d'une bête à la peau fragile”, riscritto da Marcel Duhamel per la famosissima ''Série noire''. La seconda serie della Gallimard di romanzi polizieschi fornì tra l'altro una ricca vena per il film poliziesco francese, e non meno di tredici film di Belmondo ne vennero originati, in particolare “Lo Spione (Le Doulos) (1962) di Jean-Pierre Melville, “Il Bandito delle 11” (Pierrot le fou)(1965) di Jean-Luc Godard e “La Mia droga si chiama Julie” (La Sirène du Mississippi) (1969) di François Truffaut .
Fu Belmondo, sostenuto dal suo agente, che si avvicinò con il titolo “Le Professionnel” a Lautner, e a detta dei due fu un lavoro duro convincere Lautner e il suo produttore Alexandre Mnouchkine, ad associarsi al progetto.

In un momento di cambiamenti d'alleanze tra la Francia e le sue ex colonie, il film è stato di grande attualità e serve come una satira nera sul tipo di ''realpolitik'' che sarebbe dovuta risultare tossica per diversi governi francesi negli anni '70 e '80. La reputazione del presidente francese Valéry Giscard d'Estaing venne ulteriormente danneggiata dalla sua decisione di inviare truppe nella Repubblica Centrafricana nel 1979 per spodestarne il suo leader  e pazzo sanguinario dittatore autonominatosi “Imperatore a vita” Jean-Bédel Bokassa, avendo già sostenuto il suo regime e (presumibilmente) aver ricevuto doni personali di diamanti dallo stesso Bokassa. Giscard d'Estaing venne poi sonoramente sconfitto nelle elezioni presidenziali francesi del maggio 1981dal socialista Francois Mitterand, avvenimento che sarebbe stato fresco nella mente di tutti quando “Le Professionnel” venne distribuito con enorme successo in tutto l'esagono, nel mese di ottobre dello stesso anno.

Lautner originariamente aveva dato il compito di adattare il lungo romanzo di Patrick Alexander al suo storico socio in fase di sceneggiatura e dialoghi Michel Audiard padre dell'adesso altrettanto celebre Jacques, ma ben presto divenne chiaro a Lautner e a Mnouchkine che egli non era troppo appassionato di questo compito. A quel tempo, Audiard era impegnato a scrivere il dialogo per un altro film molto bello e di prestigio, “Guardato a vista”(Gardè à vue)(1981) di Claude Miller. Così, insoddisfatto quale era Lautner con la sceneggiatura originale prevista per “Le Professionnel”, assunse Francis Veber per riformularla. Sì, avete capito bene, Veber il re della commedia francese di successo per almeno tre decadi. Quando vide il copione rivisto da Veber, Audiard rimase tutt'altro che impressionato e anzi lo rigettò, insistendo sul fatto che a questo punto il figlio Jacques avrebbe dovuto quindi guadagnarsi lui il suo credito sulla pellicola.

Il tallone d'Achille di “Le Professionnel” è, ovviamente, il suo script piuttosto pesante. Quando ogni personaggio non riesce a fuoriuscire da una certa bidimensionalità, quando la trama è così inverosimile e artificiosa che si disintegrerebbe non appena si iniziasse ad analizzarla, sostenuta però da un comparto tecnico eccellente in tutti i suoi elementi e da una bravura registica e professionale semplicemente superlative, e quando un Belmondo totalmente sfrenato ricorre a impersonare il supereroe macho ancora una volta, il film potrebbe rischiare la similitudine ad una sorta di fumetto giovanilistico. Ma, Lautner proprio qui con soli venti milioni di franchi a sua disposizione, compì come detto un lavoro di recupero dei materiali a disposizione da parte della regia, memorabile, apportandovi un gusto simile al crudo realismo di quello che aveva reso quel che è e così connotandolo, un suo precedente straordinario polar da me testè sopracitato. “La Fredda alba del commissario Joss”(Le Pacha)(1968), e decretando nuovamente un nuovo grande successo di pubblico. Henri Decaë, uno dei migliori direttori francesi della fotografia, apporta anch'egli la sua solita magia, conferendo un dinamismo e una bellezza quasi ipnotica per il film, che si aggiunge a compensarne le sue evidenti carenze di sceneggiatura

L'abilità di Decaë è più in evidenza che mai nel prologo brutalmente realistico, dove riesce a fare della Camargue nel sud della Francia (il luogo più esotico che Lautner potè permettersi) un palmo credibile di terra da qualche parte in Africa centrale. Le scene d'azione sono com'è doverosamente da rimarcare particolarmente ben coreografate, ed è quasi una pena che non possa continuare ancora di più un inseguimento automobilistico che è letteralmente da far rizzare i capelli (a tal punto da tallonare da vicino quello celeberrimo in “Bullitt” di Peter Yates), che culmina sui gradini del Trocadéro, di fronte alla Torre Eiffel. Ovviamente ed è superfluo ricordarlo, fu ideato ed eseguito dal sommo Remy Julienne. Per fare di questa notevolissima sequenza una realtà, Belmondo chiese a suo padre, lo scultore Paul Belmondo, di usare la sua influenza come membro della Académie des Beaux-Arts per ottenere la necessaria autorizzazione. Si paga per avere amici altolocati.

In sostanza, “Le Professionnel” è quasi un moderno western urbano, qualcosa che è fatto evidente nella scena chiave - il duello culminante tra Belmondo e la sua nemesi un sempre magnifico Robert Hossein/il Commissario Rosen, un cenno evidente a Sergio Leone e in particolare a quello primigenio di “Per un pugno di dollari”. Questa impressione è rafforzata dalla partitura del film, una delle più belle e di successo -utilizzata anche in pubblicità- fra quelle composte negli anni '80 da Ennio Morricone. Il cui enigmatico tema principale , “Chi Mai” (che in italiano è “Che sia mai”) era stato originariamente scritto per “Maddalena” (1971), un film polacco diretto da Jerzy Kawalerowicz, e successivamente era stato riutilizzato per la serie televisiva della BBC “The Life and Times of David Lloyd George”, in onda in Gran Bretagna nella primavera del 1981. Il tema è divenne un singolo di successo nel Regno Unito ed è stato quando Belmondo lo ebbe sentito alla radio che decise di prenderlo in prestito per il suo prossimo film (più tardi divenne anche la musica di attesa al telefono della sua società di produzione).

Sebbene sia Lautner che Belmondo abbiano negli anni entrambi espresso riserve in merito a “Joss il professionista” (principalmente a causa del copione scadente) esso si dimostrò la loro collaborazione di maggior successo. Un film che avrebbe attirato un pubblico di 5,2 milioni di spettatori solamente in Francia e goduto di un successo simile in altri paesi europei, Italia compresa. Questo divenne anche il terzo più grande successo commerciale di Belmondo, superato solo da “Il Cervello”(Le Cerveau) (1969) di Gérard Oury e “L'asso degli assi”(L'As des As)(1982) sempre di Gérard Oury. Nonostante i suoi difetti lampanti (una trama che non regge ad un esame attento di un minuto, una dose un pò eccessiva di sexploitation femminile), “Le Professionnel “si riscatta di tutto e per tutto con le sue immagini suggestive e una grande presa registica (e meravigliosamente di sottile ironia), il suo epilogo. Forse non sarà il miglior film di Lautner e ad esempio nel complesso certamente non all'altezza de “Le Pacha”, così come l'interpretazione stessa  di Belmondo è in alcuni punti al di sotto del suo meglio, ma non è troppo difficile da capire perché il film fu vera e propria dinamite al botteghino e perché continui ad essere uno dei film più popolari di Belmondo.
“Joss il professionista” non è mai uscito in home video italiano su vhs, nonostante i numerosi passaggi televisivi anche RAI in prima serata e con grande successo, ma è approdato in dvd e addirittura in Blu-ray in una recente collana pubblicata dalla Eagle Pictures.

“Le Vent, Le Cri”
Composta da Ennio Morricone
Diretta da Ennio Morricone
Pubblicata da Général Music France

“Bach”
Composta da Ennio Morricone
Diretta da Ennio Morricone
Pubblicata da Général Music France

“Chi Mai”
Composta da Ennio Morricone
Diretta da Ennio Morricone
Pubblicata da Général Music France

Premi César, Francia Anno 1982
Nominato al César come Miglior Musica (Meillure musique)
Ennio Morricone
Golden Screen , Germania Ovest  Anno 1983
Ha Vinto un Golden Screen
Anni prima che venisse riutilizzato in questo film, Ennio Morricone aveva composto il tema musicale "Chi Mai" , pensandolo per non essere mai destinato all'utilizzo per il cinema. Dopo averlo però sentito alla radio, Belmondo ne fu così impressionato che suggerì dovesse essere messo nella colonna sonora del suo film. In definitiva, il record di questa partitura musicale non risiede solamente nel fatto del successo ottenuto rispetto alla sua destinazione iniziale, ma anche che è  divenuta uno dei best-seller di Morricone.

Come molti altri titoli di Belmondo, questo film venne acquistato dal ministero sovietico della cinematografia nel 1982. Tuttavia, non venne distribuito fino al 1990.

4 ° più alto film campione di incassi del suo anno in Francia. Infranse il numero di 300.000 spettatori a Parigi, un record a quel momento.

Come di consueto, fino a quel periodo, Belmondo stesso esegui le sue acrobazie, comprese quelle dell'inseguimento automobilistico sulla Piazza del Trocadero.

Pur dovendo ritardare le riprese, Belmondo chiese a suo padre Paul di aiutarlo con le autorizzazioni necessarie per eseguire la famosa scena di inseguimento sulla Piazza del Trocadero.

Spoiler
Le voci di trivia seguenti potrebbero rivelare importanti aspetti della trama.

Alla fine, Beaumont viene ucciso poco prima di salire in elicottero. Georges Lautner girò un'altra versione dove Beaumont fugge in elicottero, ma scelse con Jean-Paul Belmondo (contro la volontà dei produttori) di usare la prima.

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