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Agente Lemmy Caution: Missione Alphaville

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Agente Lemmy Caution: Missione Alphaville

di Stefano L
8 stelle

Agente Lemmy Caution Missione Alphaville (1965) - Telemagazyn.pl

 

Alphaville è una città governata da un rigoroso organismo tecnocratico, in cui i suoi abitanti vengono computati in serie, e non è accettata alcuna forma di alienazione dalla consuetudine giornaliera. La società è controllata da un congegno vocale; il computer Alpha 60 ispeziona perentoriamente le menti dell'intera popolazione, assicurandosi che ogni cosa proceda secondo la logicità matematica dell'equazione E=mc²: nulla viene lasciato al caso, e niente sfugge al predominio di quest'enorme elaboratore di sorveglianza. Il lessico è definito e canonizzato meticolosamente, i termini sovversivi vengono cancellati su base giornaliera (vocaboli quali "perché" o la parola "coscienza" sono banditi, in quanto così arcaici e fuori moda nel discorso da essere relegati all'oblio della storia)… L'agente Lemmy (Eddie Constantine), detective intrepido ed impassibile, giunge dai "quartieri esterni"; lo scopo è indagare sull'ingegnere Von Braun, artefice di questa macchina tirannica ed antidemocratica. Spacciandosi da giornalista guiderà la giovane figlia dello scienziato (la graziosa Anna Karina) verso la liberazione da questo microcosmo oppressivo e dittatoriale. La questione affrontata qui è il logocentrismo, l'incubo apocalittico profetizzato da Jacques Derrida all'inizio della sua carriera filosofica. Tutto è subordinato alla ragione, e le manifestazioni pubbliche di affetto sono punibili con la pena capitale. L'amplesso è ridotto a un impulso volgare e vile, soddisfatto da droni del piacere servili e simili ad automi. Si genera pertanto una comunità di informatori e di sospetto reciproco. L'aspetto peggiore, ovviamente, è che le persone godono della chimerica certezza che questo sia naturale. Un'insondabile distopia, proliferata nell’era dell'informazione meccanizzata. Il regista (mantenendo sempre un ermetismo di fondo) fa un uso accorto delle ombre e dell'illuminazione al fine di creare un'atmosfera inquietante, dipanando la sensazione di un ambiente estraneo. Il personaggio di Constantine figura un incrocio tra Mike Hammer e James Bond; tramite il viso butterato, la voce roca e il trench, l'attore evoca la sagoma mistica di Humphrey Bogart mentre la Karina trasmette uno stato di disorientamento grazie al delicato viso dalle minimali espressioni. Intanto la partitura della musica sale e scende: ripetitiva, lirica, minacciosa, misteriosa. Le tematiche "Alphaville" non sono meno salienti nella nostra epoca rispetto ai tumultuosi anni sessanta: come hanno sostenuto i semiologi, le strutture del linguaggio e il rapporto tra significante e significato sono illusori e arbitrari. In quel periodo si temeva che il desiderio di utilizzare la tecnologia, dalla distribuzione del cibo all'architettura, derubasse il genere umano di una certa flessibilità, della libertà e la poesia. Quindi, in sintesi, Jean-Luc Godard (servendosi di una chiusa comunque prevedibile) vuole trasmettere l'idea che l'unico modo per trascendere il potere e l'oppressione sia rifiutare qualsiasi regola imposta da un sistema capitalistico già pervasivo e monopolizzante.

 

 

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