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La vera storia di Luisa Bonfanti

Trama

La vita di Luisa Bonfanti, personaggio inventato ma assolutamente verosimile, così legato ai fatti della nostra storia da apparire reale, viene raccontata attraverso i filmati, gli articoli e i ricordi di quanti l'hanno conosciuta: Maselli, Scola… È la ricostruzione della sua ultima notte, la notte in cui l'attrice - nell'istante del suicidio – viene colta a guardarsi indietro, volgendosi alla sua vita bruciata velocemente e ormai quasi interamente consumata: dall'infanzia, trascorsa nelle strade polverose nel quartiere romano del Mandrione del dopoguerra fino a quella notte, passando attraverso gli anni della sua - ma anche della nostra - storia.

Curiosità

LA PAROLA AL REGISTA

"La vera storia di Luisa Bonfanti è già una contraddizione in termini: è una 'storia', quindi un racconto, una favola, un'invenzione, ma aspira ad essere anche 'vera', reale, o quantomeno probabile e verosimile. E l'Italia che le gira intorno è quella dei suoi anni.

Io non so se Luisa Bonfanti sia realmente esistita, voglio dire magari con un altro nome, in un'altra città, in un altro tempo, ma è sicuramente esistito lo sguardo che la donna ha sulla sua vita nel momento della morte. Quel girarsi indietro alla ricerca di un disegno.

Il ricordo di Luisa Bonfanti, è una serie interminabile di momenti di vergogna, di pudore, di rabbia, attimi di paura, d'amore, di lucidità, ma sempre in qualche modo inconfessati.

Una serie casuale di coincidenze che sono, col tempo, diventate la sua vita.

Crediamo che nell'attimo prima di morire ci sarà possibile trovare le ragioni di ogni cosa, e guardare finalmente alla nostra esistenza come ad un unico mosaico composto dalle tante tessere delle nostre scelte.

Luisa Bonfanti si guarda alle spalle e ciò che trova sono solo frammenti casuali e sparsi di una vita che ha come unica e sola costante lei stessa. E ci dice che non c'è nulla di universale, di condivisibile, se non la Storia, attraverso la quale, troviamo e riconosciamo qualcosa di noi.

Il proiettile, uscito con un lampo dalla canna fumante della pistola, arresta improvvisamente la sua corsa, e rimane a galleggiare in aria a metà strada tra l'arma e la testa della donna. Sospeso, quasi immobile, se non fosse per quel leggero fluttuare. È l'attimo in cui tutto si ferma, si congela.

L'istante in cui - compresso in quel milionesimo di secondo - il tempo esplode.

Luisa Bonfanti afferra con le sue dita bianche e sottili il proiettile, stringendo nel pugno quel che resta della sua esistenza: quel che le resta da vivere, ma anche i segni di ciò che ha già vissuto, ciò che rimane - che resta, appunto - della sua vita.

La vera storia di Luisa Bonfanti è difficile da collocare se non si abbandonano le schematizzazioni alle quali siamo abituati. Il film è figlio di diverse discipline: cinema, documentario, videoarte, videoclip. È una pseudo-biografia. È il racconto di un'esistenza, interamente ricostruito dalla protagonista: unica voce narrante dell'intera vicenda.

Luisa Bonfanti nasce nel 1948, la sua vita attraversa gli anni '60, '70, '80 passando accanto - come ognuno di noi - alle vicende che hanno segnato la nostra Storia.

Nel film volevo amalgamare più linguaggi, mettere insieme più formati, per questo ho fatto del digitale la materia espressiva di più stili: il bianco e nero, il colore, il videoclip, il 'drama', la fiction, il documentario, il repertorio. Il digitale - e la la sua principale natura, l'elaborazione - ci consente di far convivere frammenti provenienti da matrici diverse, di dare unità a materiali eterogenei".

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