Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
La spiegazione di cosa siano i 'demoni' è fin troppo chiara: in questo, e nella semplificazione del racconto (molti personaggi entrano ed escono di scena, difficile rendere più lineare di così un simile romanzo sconfinato) c'è il lato positivo del lavoro di Wajda (anche sceneggiatura, con Holland e Carriére). Omar Sharif-Trofimovic chiude le quasi due ore di pellicola dicendoci appunto cosa siano questi demoni: partendo da una metafora tratta dal vangelo le descrive quali impurità del corpo, che metaforicamente è la Russia. Rivoluzionari nichilisti ed atei, la feccia della società secondo Dostoevskij, che pure ebbe in gioventù dei trascorsi sovversivi - che gli costarono una condanna a morte tramutata all'ultimo momento in dieci anni equamente suddivisi fra galera in Siberia ed esercito. Anche per questo l'atto di accusa verso la gioventù ribelle è così sentito, e Wajda è bravo nel rimanere aderente al testo d'origine, pur dovendo per forza di cose snellirlo e con ogni probabilità impoverirlo.
Nella Russia della seconda metà del 1800 imperversano le riunioni segrete di giovani nichilisti, con idee ed ideali rivoluzionari; Kirillov aspirante suicida, Stavrogin nobile dalle grandi aspettative, il pavido Satov, la cui moglie è scappata da tempo con in grembo il figlio di Stavrogin...
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