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La cuccagna

Regia di Luciano Salce vedi scheda film

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La recensione su La cuccagna

di cherubino
7 stelle

Luciano Salce spiega il 1962 a Roma. I miei ricordi sono diversi ma non vivevo nella Capitale. Il film merita. E anche una certa Donatella Turri all'esordio. Così come Luigi Tenco, indimenticabile.

 

 

 

LA CUCCAGNA (1962)

https://www.youtube.com/watch?v=VQwAU6klke0

 

È una di quelle notti in cui so già che non riuscirei a dormire e allora vi parlo un po' delle sensazioni che mi suscita questo film che ho visto dopo una prima mezz'ora con la tv accesa sul festival di Sanremo, di più non ce la faccio; ma non è stato sempre così.

Non ne sapevo nulla di questo film e l'ho cercato solo perchè volevo rivedere la Livia Venturini interprete (con il mio amato Cifariello) di "Agenzia matrimoniale" di Fellini (episodio di "L'amore in città", 1953). Qui ha un ruolo secondario, è la sorella incinta di una ragazza che non conoscevo, è la protagonista (Rossella) e si chiama Donatella Turri.

Talvolta mi ricorda Audrey Hepburn, dunque è molto bella (anche brava), ma mi ricorda pure com'erano carine - ai miei occhi s'intende - le ragazze dei primissimi anni '60. 

Sarà la pettinatura, o l'abbigliamento, ma ripensandoci mi ritornano alla mente non poche delle mie coetanee o quasi che frequentavo nelle domeniche pomeriggio passate dall'uno o dall'altro di noi a ballare, bei ricordi che andavano esaurendosi proprio allora: erano infatti un classico degli ultimi anni cinquanta quando "eravamo poveri" ed ora invece avevamo cominciato a respirare il boom, soprattutto perchè diversi di noi (o i genitori) possedevano già una utilitaria, si "doveva" viaggiare quindi (addirittura avevamo già l'Autostrada del Sole!). Certo, però, quelle feste pomeridiane casalinghe erano comode, spuntavano inevitabili, senza spese e senza inutili fatiche, i nostri amori in città.

Lavoravo già dall'autunno del 1960, i miei amici pure, anche le fanciulle che avevano terminato gli studi, eravamo tranquilli e sereni, direi felici; e non eravamo certo di famiglie ricche. Tutto questo per dire che la mia Bologna del '62 non somigliava per nulla alla Roma che è descritta in questo film.

Quello che non sapevo è che come coprotagonista avrei trovato Luigi Tenco, il cantautore più malinconico, così oggi è definito, che  guarda caso era già allora il mio cantante preferito. Di quell'anno '62 ricordo bene "Mi sono innamorato di te" (che continua con "...perchè non avevo niente da fare" ma poi si conclude con "ed ora che avrei mille cose da fare... non so più pensare a nient'altro che a te").

E poi (1965) "Vedrai vedrai" ("...vedrai che cambierà, forse non sarà domani ma un giorno cambierà, vedrai vedrai, non son finito sai.. "). E ancora "Lontano, lontano" e la sigla di Maigret "Un giorno dopo l'altro", siamo già al '66, tutte canzoni lente, tristi e bellissime.

Ma chi poteva aspettarsi quel che accadde il 26 gennaio 1967, ecco che ritorna, maledetto, il Festival. Io ero rimasto alzato fino all'ultima canzone e la mattina dopo mia moglie mi chiese "allora, Sanremo?" e io dissi "niente di buono, solo una bella, naturalmente Tenco".

 

cherubino,

5.2.20

 

Vedrai vedrai

 

Ciao amore ciao

 

 

  

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