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Bad Roads - Le strade del Donbass

Regia di Natalya Vorozhbit vedi scheda film

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La recensione su Bad Roads - Le strade del Donbass

di EightAndHalf
7 stelle

Presentato nella Settimana Internazionale della Critica di Venezia 77, Bad Roads è un film che da luoghi sconfinati e panoramiche, come anche da bugigattoli e dettagli, riesce a tirar fuori la natura più contradditoria dell’animo umano messo di fronte alle contraddizioni altrettanto irrisolte di un mondo in guerra. Sebbene si tratti del conflitto del Donbass, la regista ucraina del film non ha intenzione di fare un documento di cronaca o di storia. Il suo interesse è portare al parossismo tante piccole situazioni possibili in un mondo in guerra, per spolparle e mostrarle nella loro vera natura in un linguaggio assolutamente universale. Il film è diviso in quattro parti, ben divise fra loro, quattro adattamenti dei sei episodi della pièce teatrale originale. Non è un caso che tutti e quattro gli episodi avvengano praticamente in unità di luogo e a volte anche di tempo e di azione. Ma dalla scatola teatrale Natalya Vorozhbit tira fuori maturissime e invidiabili potenzialità cinematografiche, grazie a una cinepresa che sta sempre a una distanza perfetta, mai cinica e disinteressata anche di fronte a certi fatti orribili, mai totalmente empatica quando qualche personaggio esprime la propria insoddisfazione e la propria insofferenza. Ancora più misteriose, ma non per questo seriose, le assonanze che vanno intercettandosi fra gli episodi, come nomi luoghi o eventi che altrove vediamo e altrove vengono solo raccontati. Queste assonanze possono essere declinate come semplici ammiccamenti, ma talvolta si tingono di un black humour insospettabile che forse, più che la risata, chiama in causa il concetto di ironia più antico e profondo di tutti, quello del capovolgimento di senso. E per l’appunto, come già si è detto, di iperboli si tratta. Non mancano certo accenti sulla condizione femminile – il terzo episodio è un capolavoro anche a se stante in questo senso – e su certe stratificazioni sociali di un luogo sì europeo ma lontano dai riflettori, ma quello che colpisce di più è il versante estetico, che passa dal giorno alla notte senza soluzione di continuità come in una dissolvenza soffusa e impercettibile, che dal sole cocente di una landa desolata può portare al buio crepuscolare di una strada dissestata, in quel momento del tramonto in cui si accendono le luci stradali e il più insospettabile e sporco dei luoghi diventa un palcoscenico di disgrazie umane.

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