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Alien. La clonazione

Regia di Jean-Pierre Jeunet vedi scheda film

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La recensione su Alien. La clonazione

di Serum
7 stelle

 

Dopo i fasti del terzo, viene deciso di allontanarsi ancor più drasticamente dalla fonte originale e forse la scelta risulta vincente. Non ci sono più la protagonista e gli alieni ma un tutt'uno inscindibile ed in costante evoluzione: Ripley ha il sangue acido, è forte, veloce ed ha una sorta di contatto telepatico con gli xenomorfi, mentre la regina ha ereditato un apparato riproduttore umano. Dall'unione delle due specie viene così letteralmente partorito un ibrido mostruoso, una macchina di morte terrificante nella sua inconsapevole furia omicida. Questo strano rapporto è tratteggiato per tutto il film come una continua danza erotica e depravata in cui i confini fra gli essere umani ed i mostri finiscono per confondersi fin quasi a sparire, finché alla fine, liberatisi dagli xenomorfi, ci si prepara a ricominciare da capo (e per la prima volta nella saga viene mostrata la Terra). Ed in tutto questo i membri della compagnia sono sempre più folli, un androide capisce il valore della vita umana ed un'improbabile banda di pirati spaziali ci fa empatizzare con la propria sgangheratezza. Alien – La clonazione è un'opera almeno parzialmente irrisolta, grottesca, intrisa di cyberpunk nella sua forma più estrema e disumanizzata, che trasuda anni '90 da tutti i pori, compiaciutamente kitch, dissacratoria ed esagerata (gli attori sono costantemente sopra le righe, la violenza è esasperata, i dialoghi sono a tratti assurdi e le morti dei vari personaggi navigano fra il tragico ed il demenziale senza un confine preciso). Ma è anche sinceramente divertente, con un sacco di spunti interessanti (anche se non nuovi) e che rilegge l'estetica della saga con una creatività non da tutti. Uno dei film di Jeunet che di tanto in tanto fa piacere rivedere.

 

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