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I gigli del campo

Regia di Ralph Nelson vedi scheda film

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La recensione su I gigli del campo

di dedo
6 stelle

La prima impressione che si ricava dalla visione è che una piccola comunità di diseredati, costretta a vivere in ambiente ostile, duro per procacciarsi i mezzi di sostentamento fisico e spirituale, armati solo della Fede religiosa e della conseguente sicurezza nel potere della Provvidenza, non si fa prendere dalla disperazione, ma cerca di collaborare per risolvere i problemi più urgenti, in spirito di sana e semplice distensione.

Homer Smith (Sidney Poitier), afro-americano, libero ed indipendente, dedito a lavori saltuari pur di non essere vincolato ad una vita, forse più sicura, ma certamente limitativa e grigia, capita per caso in un piccolo convento formato da 5 suore profughe dalla DDR. Quello che doveva essere un incontro di pochi secondi, diventa per l’insistenza teutonica della madre superiora, suor Maria, personaggio armato di una Fede assoluta, rigida all’occorrenza, ma sostanzialmente tenera e gentile, un soggiorno prolungato di lavoro per costruire una chiesetta. Tra Homer e le 5 suore tedesche scatta un transfert positivo. Invitato a consumare una magra cena, vedendo che le suore cercano di imparare la lingua inglese, si presta ad aiutarle, sia nello studio sia, lavorando per pochi giorni con le scavatrici di un imprenditore locale, nel procurare loro generi alimentari. E’ durante queste lezioni che Homer mette in evidenza la differenza di colore della pelle, ma è rassicurato dall’atteggiamento tranquillo delle bianche tedesche. Pur essendo di religione Battista, viene obbligato a frequentare la Messa, tenuta all’aperto, sul retro di un camioncino, cui assiste una popolazione di lingua spagnola. Il prete ed i parrocchiani si rendono conto che la chiesa non si farà senza la partecipazione di Homer e decidono di andare ad aiutarlo per realizzare quella cappella, capace di elevarli spiritualmente.

Nelson dirige un film un po’ troppo incentrato sulla emarginazione, la presenza di minoranze etniche, la solidarietà, i buoni sentimenti. Basato su una novella di William E. Barrett, il titolo è tratto dal Vangelo di Marco (6,25-34). Si avvale di una buona recitazione di Poitier, che per questa prestazione ha ricevuto un Oscar ed un Leone d’argento come migliore attore protagonista. Anche il restante cast si comporta lodevolmente. Il film ebbe anche 4 nomination, a mio parere eccessive. Buona la scenografia, quasi tutta all’aperto, in un ambiente desolato dell’Arizona. Complessivamente una visione piacevole, ma niente di più. Voto 6,5

 

Sulla colonna sonora

Colonna musicale consona e supportante di Jerry Goldsmith. Bello l'inserimento della melodia afro-americana Ai-men (storpiatura della parola "amen"
 

Su Ralph Nelson

Buona, ma un po' monocorde. Ottimista

Su Sidney Poitier

Non una delle sue prestazioni migliori, ma ancora da considerarsi grande

Su Lilia Skala

Suor Maria copre bene il ruolo assegnatole

Su Lisa Mann

Suor Gertrude, simpatica, apprezzabile

Su Isa Crino

Suor Agnese. Buona prestazione

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