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Capone

Regia di Josh Trank vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Capone

di GIMON 82
5 stelle

Tom Hardy ci mette grugniti e vestaglie restituendoci un ex star del crimine in piena decadenza...peccato che con lui decade anche una bella idea di biopic...

La decadenza del gangster, ovvero lo sfacelo psicofisico di chi era un grande boss, imperversando tra strade violente e proibizionismi di una Chicago in bianco e nero. Un biopic sfumato tra ossessioni e sensi di colpa in cui Tom Hardy gigioneggia regalandoci una figura "catarrosa" e quasi amebica nella disgregazione. Un operazione che sulla scia dello straordinario "The Irishman" di Scorsese ribalta i luoghi comuni sulla memoria,dove i sensi di colpa per i propri misfatti prendono le forme schizofreniche dell'incubo.

Qui è dunque narrata la discesa agli inferi di un uomo che una volta fu "RE" ,delle bische come degli alcolici proibiti,padrone della vita e della morte altrui,dopo aver fatto i conti con la legge,si ritrova sotto controllo dell'FBI a recitare l'ultimo atto della sua vita.

La sua barocca villa è una sorta di reggia alla stregua di una "Louvre" della malavita,dove però le barocche statue che ne testimoniano il potere vengono smembrate dal loro habitat, come una sorta di legge del contrapasso di una vita oramai svuotata dall'eccedenza e votata al crepuscolo.Dopo i supereroi il regista Josh Trank affronta dunque un "biopic" scomodo e per nulla facile,la famigerata figura di "Fonze" Capone è molto complessa,vuoi per l'alone di leggenda da cui è circondata,ma anche per un inevitabile paragone coi vari De Niro o Ben Gazzara,che già si erano misurati egregiamente col ruolo.

Il Capone di Tom Hardy è invece una sorta di palazzone barocco in decadenza,come la sua villa saccheggiata dalle statue,egli tratteggia una sorta di "clown" del male,gigionesco e sopra le righe,alle prese con una neurosifilide che ne compromette le capacità fisiche e morali.

Siamo dalle parti di "Bronson" di Winding Refn nella lettura del personaggio,se però nel film del regista danese Hardy risultava nevrotico e muscolare,qui dipinge un antieroe imbolsito e patetico,segnato da un disfacimento fisico che a 47 anni lo rende come un anziano non piu' autonomo.Credo che Hardy ci abbia messo del suo nel cercare di regolare umori,depressioni e allucinazioni di un uomo umiliato nell'animo e in un corpo fuori controllo nel riempire di feci il proprio letto.

Una figura tragica su cui incombe un rapporto tormentato con un figlio di stanza a Cleveland ,che circondato da federali telefona al padre per dei dialoghi scarni che testimoniano di un idillio spezzato.

La regia di Josh Trank è ambivalente nel cercare di trovare uno spazio all'uomo Capone,lo circonda di personaggi equivoci come il Matt Dillon compagno di sparatorie di Fonze,oppure come la rassegnata moglie del gangster e infine la figura del medico Kyle MacLachlan,una sorta di "spia" in camice bianco complice dell'Fbi nel cercare 10 milioni di dollari che il boss ha nascosto,senza ricordarne dove.

Personaggi che rappresentano il contorno di una figura in bilico tra incubi,ricordi e ossessioni,non vi è una sottolineatura delle imprese criminali ,ma più che altro si cerca di narrare un canto del cigno di un uomo di potere.Ovviamente nel delineare le gesta di un gangster abbondano richiami e stereotipi del genere che nell'interpretazione di Hardy assumono dei connotati quasi fisiologici.

Il film vive dunque della performance ingombrante dell'attore inglese,  caricato di  vestaglione anni 40 e di sigari che poi diventano per esigenze di salute delle carote,in un susseguirsi di anamnesi mediche o psichiatriche che rendono caricaturale la figura di Capone.

A parte questa parentesi dedicata ad un attore ottimo ma qui non supportato da una scrittura solida,quest'opera non decolla per delle incongruenze o delle scelte registiche, derivanti da una scrittura povera che si concentra esclusivamente sulla paranoia del personaggio e sul suo decadimento morale e fisico.Non vi è dunque un tormento interiore dell'uomo,ma più che altro delle visioni violente e "manieristiche" nella forma.Rimane comunque un film interessante sotto alcuni aspetti che cerca di tracciare un confine tra biopic,gangster movie e lettura psicologica,peccato che ci si affidi solo alla fisicità e al talento di un attore che ci consegna una maschera del crimine tragica e caricaturale,ma per fare un bel film purtroppo non basta solo questo. 

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