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Human, Space, Time and Human

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Human, Space, Time and Human

di AndreaVenuti
7 stelle

Human, Space, Time, and Human è un film sudcoreano del 2018, scritto e diretto da Kim Ki-duk

 

Sinossi: Un gruppo estremamente eterogeneo di persone si trovano su di una vecchia nave da guerra per una crociera particolare.

Tra i vari passeggeri si segnalano un gruppo di pericolosi malavitosi, una giovane coppietta di sposini, due turisti giapponesi, alcune prostitute e soprattutto un celebre parlamenttare prossimo alla presidenza, accompaganto dal suo giovane figlio.

Poco dopo la partenza, iniziano subito vari screzi visto un trattamento diverso tra i passeggeri (tutti hanno pagato lo stesso biglietto) che sfocerà presto in violenze brutali dove potere e denaro la faranno da padrone.

Dopo una prima notte segnata da nefandezze di ogni tipo, la nave improvvisamente si troverà sospesa tra le nuvole e nessuno riesce a spiegarsi il perchè dell'accaduto...

locandina

Human, Space, Time and Human (2018): locandina

Kim Ki-duk con il suo ventitreesimo lungometraggio continua il suo discorso socio politico già ampiamente messo in scena nel precedente The Net come confermato ad esempio dalla presenza di Ryoo Seung-bum (fratello del regista Ryoo Seung-wan) non più vittima ma carnefice; tuttavia qualcosa sembra essersi rotta, il bilanciamento tra senso politico e sentimentalismo poetico e visivo presente in The Net e in tanti altri suoi capolavori, qui è assente a favore di un universo secco, incredibilmente brutale dove emerge chiaramente un senso di profonda e totale sfiducia nell'umanità.

Guardando questo film si ha la sensazione come il regista sia ricaduto in quella grave depressione che anni fa lo aveva messo in ginocchio, tuttavia il film potrebbe essere visto non tanto come una richiesta di aiuto bensi' come un necessario sfogo personale.

Detto questo l'opera in esame rimane pur sempre interessante, non esente da difetti ma comunque meritevole d'attenzione.

 

L'inizio è raffazzonato e questo gruppo eterogeneo di persone viene collocato un po' a casaccio sulla nave; allo stesso tempo si intuisce la volontà del regista di presentare una narrazione scarna e stillizzata, lasciando ampio spazio ai comportamenti vili e disumani dell'uomo.

Azzeccata invece la scelta di non comunicare nulla in riferimento allo spostamento anomalo della nave, creando così molta suspense (aumentata anche dalla presenza del vecchietto taciturno) e rendendo il tutto interpretabile in vari modi (una punizione divina, oppure sono morti tutti e si trovano catapultati in un universo parallello?).

Kim Ki-duk

Human, Space, Time and Human (2018): Kim Ki-duk

La nave dunque è un microcosmo, una sorta di diligenza fordiana composta da persone apparteneti ad estrazioni sociali completamente differenti, da studenti delle superiori scapestrati fino appunto a uomini politici molto importanti.

Al regista interessa subito mostrare le varie disuguaglianze tra ricchi e poveri; indubbiamente lo schema utilizzato è semplice ma va dritto al punto proponendo pesanti critiche al capitalismo e al materialismo dilaganti in Corea: sulla nave il cibo scarseggia ma incurante di ciò il politico continua a mangiare a sproposito poichè deve mantenere un certo stile di vita mente gli altri passeggeri fanno la fame con una polpetta di riso ogni tre giorni.

Contemporaneamente risulterà impossibile simpatizzare per gli altri personaggi in quanto alla prima occasione dimostreranno anche loro una natura animalesca e violenta.

Gli unici a comportarsi dignitosamente sono i due giapponesi ed infatti fanno subito una brutta fine; la donna viene stuprata ripetutamente da diversi uomini e pure il compagno non riceverà un "trattamento" migliore.

 

Il regista mostra pure tutto il suo rancore verso una classe politica corrotta e fallace; il parlamentare una volta iniziato il caos si trasformeràn in un dittatore crudele e folle richiamando il generale Chu Doo-hwan graziato dalla giustizia coreana ed ancora in vita a godersi una non meritata pensione giocando a golf nei migliori club del paese.

scena

Human, Space, Time and Human (2018): scena

Tecnicamente Kim Ki-duk opta per un linguaggio abbastanza elementare privo di tecnicismi o movimenti elaborati, non manca invece il fuori campo (suo marchio di fabbrica) ma privo di particolare valenze. Addirittura anche la violenza eccessiva non risulta troppo disturbante.

Disturbante lo sono invece le azioni e le scelte dei vari personaggi; pensiamo al figlio del politico, il quale non approva il comportamento del padre ma intanto mangia e beve con lui.

Il regista solo nel finale regalerà sprazzi del suo talento visivo proponendoci una nave in balia di una natura incontaminata richiamando esplicitamente un certo immaginario biblico.

 

Inizialmente si parlava di un film non esente da difetti e tra le note più dolenti troviamo la sua lunga durata. Molte situazioni si ripetono quasi all'infinito, aumentando solo il livello di cattiveria e degrado morale quindi si doveva accorciare di almeno una ventina di minuti; inoltre il numeroso cast corale non è gestito benissimo (alcuni personaggi potevano tranquillamente restarsene a casa).

 

Human, Space, Time and Human non è sicuramente tra le opere migliori dell'autore ma visto il contesto speriamo che attraverso questo film sia riuscito ad affrontare i suoi demoni interiori.

 

 

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