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Ju Dou

Regia di Zhang Yimou, Yang Fengliang vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ju Dou

di ElsaGreer
8 stelle

 

Ti avvicini passo passo

con impliciti intenti omicidi

ma io accetto la punizione

tutti i giudizi

sono una cerimonia d'addio.

 

- Bei Dao -

Nella poetica di Bei Dao si percepisce la funzione del poeta come eroe disposto ad offrirsi e soffrire per l'umanità, come colui che si risveglia dal conformismo ideologico cinese e cerca nuove strade per la rinascita dell'individuo e della collettività.

 

 

In Ju Dou il regista Zhang Yimou tratta molto il conformismo e la tradizione rigidissima cinese, una società chiusa e severa a livello politico, sociale ed economico. Siamo attorno al 1920, il ricco Yang Jinshan possiede una tintoria e giunto ad un'età avanzata vuole e necessita a tutti i costi un erede per la sua azienda e per il nome della sua famiglia. Le due precedenti mogli non seppero dargli un figlio (per la sterilità dello stesso Jinshan) così sposa una giovanissima ragazza, Ju Dou (Gong Li), trattandola violentemente come oggetto per il suo unico fine, un erede appunto. Di ritorno da un lungo viaggio il nipote (adottato) Yang Tianqing (Li Baotian) vede la nuova moglie e si accorge delle percosse che quotidianamente subisce, con la silenziosa complicità del villaggio. Con timore ed impaccio riesce a farsi notare da Ju Dou e a manifestarle tutto il suo disappunto. Tra le tele colorate stese ad asciugare e le vasche di tintura i due furtivamente si avvicinano e si amano. Ju Dou resta incinta e nella falsità dell'intera patriarcale famiglia si esulta per l'arrivo del figlio, un maschio, quello che sarà l'erede della lunga tradizione e che tramanderà il nome alle future generazioni. In silenzio e segretamente Ju Dou e Tianqing continuano a vedersi sino all'incidente che renderà il vecchio capostipite paralizzato, lasciando così la libertà ai due amanti di frequentarsi e di dichiarare la propria  genitorialità al vecchio Jinshan. La vendettà coverà a lungo e porterà ad un epilogo tragico...

 

I toni del regista sono pacati, la sua denuncia ad un sistema sociale antiquato e iniquo è accennato, affiora da una narrazione fluida, molto reale, cruda. Si affida molto alla fotografia, a immagini splendide dove spiccano pochi colori in mezzo a case di poveri lavoratori e campagne desolate. Il rosso, come buon auspicio, soprattutto inerente a prosperità e fecondità, il giallo legato alla ricchezza (in questo caso economica), il bianco legato al lutto. Buon film che nella sua semplicità spiega la rigida società cinese e l'impossibilità di riscatto per il popolo e soprattutto per le donne. Come il buon Tianqing che non ha pretesa di cambiare gli eventi, ma sceglie di portare il peso delle sue scelte con coraggio, dolore e speranza, spinto unicamente dall'amore per Ju Dou, come un eroe che stoicamente soffre in silenzio.

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