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Giorni di gloria

Regia di Giuseppe De Santis, Mario Serandrei, Marcello Pagliero, Luchino Visconti vedi scheda film

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La recensione su Giorni di gloria

di ethan
8 stelle

'Giorni di gloria' è il frutto composito del lavoro di più personalità cinematografiche, ossia (fonte IMDb) Giuseppe De Santis e Mario Serandrei (il quale si occupa anche del montaggio, con Carlo Alberto Chiesa), che coordinano il tutto, con l'aggiunta del prezioso contributo di Luchino Visconti e Marcello Pagliero, responsabili il primo delle riprese al processo Caruso e il secondo di quelle effettuate alle Fosse Ardeatine.

Il film è un documentario la cui importanza va oltre quella prettamente e puramente filmica, con filmati girati 'sul campo', proprio nel divenire di alcuni eventi che sanciscono la fine di un'epoca, il ventennio fascista, l'avvento del movimento partigiano e, di conseguenza, la rinascita di un paese martoriato e dilaniato da un conflitto che, nel corso degli anni, si era tramutato in una sanguinosa guerra civile.

Lo stile è una sorta di cinema-verità, con un montaggio (volutamente) caotico e nervoso, con passaggi che, per chi non conosce bene il dispiegarsi dei fatti, risultano magari non del tutto decifrabili ma che riescono a restituire l'idea del clima di orrore e violenza che si respirava all'epoca: dalla formazione delle squadre di partigiani, con straordinarie riprese di combattimenti filmati con effetto reportage, con immagini traballanti e 'sporche', ai processi a gerarchi fascisti, con conseguenti condanne e fucilazioni, si passa a squarci orrorifici con riprese di poveri resti di alcuni degli oltre 300 trucidati alle Fosse Ardeatine, mixati a carrellate sui volti attoniti e disperati dei famigliari delle stesse, per passare ai corpi senza vita di Mussolini e altri gerarchi a Milano, per arrivare a momenti in cui prevale la speranza in un futuro migliore, per concludere con passerelle in città liberate ed infine la lenta e faticosa ripresa del lavoro nelle fabbriche, non più dedicate alla produzione bellica e proiettate verso la ricostruzione di un paese letteralmente, come del resto testimoniano le eloquenti inquadrature finali, in macerie.

Le immagini sono cadenzate e accompagnate dall'uso di due voci fuori campo che si alternano: una, di impostazione più enfatica ed un'altra, dalla dizione marcatamente emiliana, più sobria nel seguire gli eventi che si dipanano.

Un'autentica pagina di Storia italica.

Voto: 8.

 

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