Regia di Jesse V. Johnson vedi scheda film
Martin Tilman è un pugile di origine irlandese finito in un campo di prigionia dell'Indocina Francese dopo un oscuro passato al servizio dell'IRA. Gli europei che gestiscono il campo, ex-nazisti, gestiscono un giro di incontri di lotta, arricchendosi con il gioco d'azzardo. Martin, liberatosi dal controllo dei tre, vorrebbe poter vivere tranquillamente con una giovane del luogo ed il padre adottivo Valentine, gestore di un bar. Ma le cose non vanno come sperava. I tre uccidono Valentine e la ragazza, si appropriano del locale, sparano a Tilman; il quale sopravvive ed organizza una sanguinosa vendetta. Questo modesto film d'azione è piacevole per la prima parte; ho trovato evocativa l'ambientazione indocinese, una terra priva di regole popolata di avventurieri rimasti senza patria per aver "puntato sul cavallo sbagliato". Il protagonista, interpretato da Scott Adkins, appare non troppo "macho"; implacabile in combattimento, sa però essere posato e razionale fnei rapporti con le altre persone. L'assassinio e l'ingiustizia patita scatenano in lui una follìa omicida. Da quel momento in avanti, si susseguono massacri, rappresentati con sequenze fin troppo truculente. Il regista crea, tra gli antagonisti, il personaggio di Steiner, che desta un certo interesse; poi lo spreca riservandogli una fine anonima. Poco realistiche le sequenze della vendetta. Martin spazza via da solo un'intera guarnigione di francesi - che non è chiaro cosa ci facciano nel 1959 in Indocina, essendosi ritirate le loro truppe quattro anni prima - ed uccide i suoi tre antagonisti. L'intera storia è narrata in terza persona da una sorta di fantasma. Pur non aspettandomi un capolavoro, sono rimasto assai deluso. Tradite le premesse interessanti, il racconto si conclude con sparatorie e massacri senza senso. Salvabili l'ambientazione e la colonna sonora.
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