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Nocturne

Regia di Luis Ayhllon vedi scheda film

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La recensione su Nocturne

di OGM
6 stelle

Una morte qualunque arriva lenta e silenziosa. Mentre una vita unica e terribile cerca di urlare. Per non essere dimenticata. per vincere lei.

L’intento c’è. Ed ha i contorni scuri e rozzi di uno scarabocchio con il carboncino. Ha gli occhi cerchiati di una notte insonne, popolata di incubi. Le sue figure sono stilizzate ed incerte, come tracciate dalla mano tremante di un bambino. I disegni di Luis Ayhllon, regista ed autore del film, sono ombre immerse nel buio rarefatto di un bianco e nero di provincia: i suoi chiaroscuri sono le screpolature di una villa decaduta, le macchie lasciate sulle pareti dai quadri spariti, i vuoti fuori posto in mezzo ai mobili superstiti e spaiati. Lì dentro manca anche l’aria. L’anziano Oliverio respira a stento, aiutato da una bombola d’ossigeno. La sua malattia terminale è un ansimo scandito dall’inudibile ticchettio di un orologio che segna il conto alla rovescia verso il ritorno di un passato sinistro, sepolto, destinato a risuscitare proprio ad un metro dal traguardo. L’impossibile corsa verso il futuro si rivolge all’indietro, ad inseguire i fantasmi di cui, in quel presente senza prospettive, si vedono ovunque gli aloni. Una giovane infermiera è venuta ad animare quegli spiriti notturni. Si prende cura del moribondo, facendo in modo che si ricordi di quello che è stato. I suoi movimenti, rigidamente misurati, seguono la perversa ed impalpabile sinuosità del suo fumo di sigaretta, dei suoi schizzi a matita su un quaderno, delle sue parole che raccontano storie sottili come allusioni, surreali come misteriose metafore. Parla di paura, di quella che accartoccia l’infanzia e la gioventù nella sua morsa crudele, lasciando bambole rotte sul ciglio della strada. Sono favole, memorie, fantasie, in cui la vita è sospesa in attesa di una fine incomprensibile, senza ragione, e che pure dà senso a tutto. È la perdita tragica, irreparabile, ingiusta a creare, dal nulla, le sue eroine. Donne e ragazze qualunque, che, d’un tratto, divengono protagoniste per il modo in cui si contorcono in quel terribile abbraccio. Sono le foglie cadute e calpestate, spazzate via da un’improvvisa tempesta d’autunno. La stessa di cui, in quell’interno immobile e deserto, si continua a sentire il fragore. Là fuori la vita combatte e perde la sua vera battaglia. Lì dentro, invece, la morte è uno spettacolo finto e noioso che si trascina inutilmente. Oliverio, un tempo, si chiamava Lazaro. Il suo nome è falso. Chi si sta spegnendo è solo una maschera teatrale. Resta inerte, senza più un copione: quello vero, dimenticato, quello inventato arrivato all’ultima pagina. Nessuna speranza di proseguire: il suo personaggio detesta i libri. Questo film è un testo trattenuto, che ama nascondersi dietro le immagini accennate, abbozzate con la mano, pensate a stento, ai bordi dei discorsi, come frasi ammucchiate lungo i margini del foglio. Questa reticenza è la sua forza. Ma anche la sua fatica. La sua espressione negata. Il suo pudore senza grazia, che forse non tace nella maniera dovuta.

 

Irela De Villers

Nocturne (2016): Irela De Villers

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