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Derailed

Regia di Seong-Tae Lee vedi scheda film

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La recensione su Derailed

di supadany
7 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

A volte, basta realmente un attimo per deragliare dai binari della vita di tutti i giorni. Spesso, da un errore - anche di stupida sottovalutazione - rimangono coinvolte figure dalle diverse responsabilità: è tutta una questione di legami, che non sempre si possono scegliere, né sciogliere, a piacimento, sia quando portano in trionfo, sia quando si rischia di affondare.

Il regista coreano Seong-Tae Lee parte da un gruppo di giovani di strada per illuminare un intreccio che si prende cura di coltivare una soddisfacente descrizione delle varie forze presenti, pur senza creare un’intelaiatura concettualmente raffinata.

Una banda di giovani che scorrazza per le strade vivendo di piccoli furti, finisce nei guai quando Ga-Young (Da-Eun) prova a raggirare Hyung-suk (Ma Dong-seok), un uomo dagli affari poco puliti che non ha alcuna intenzione di fargliela passare liscia. Da questo momento, Jin-il (Choi Min-ho) - il leader carismatico del gruppo - ha come unico obiettivo quello di liberarla, ma dovrà vedersela con un uomo (fin troppo) sicuro della sua posizione, un amico di vecchia data in cerca di vendetta e la polizia stessa. Per tutte le pedine disposte sulla scacchiera della strada, c’è in gioco il futuro, proprio e delle persone a cui più tengono.

 

scena

Derailed (2016): scena

 

L’adolescenza è un periodo traumatico e lo è ancora di più per chi si ritrova senza una guida da seguire, con l’unico legame da proteggere correlato all’amicizia e all’amore verso chi fa parte del proprio gruppo. Nella normalità di tutti i giorni di questa fase, il tempo sembra non avanzare mai e quando si devono affrontare le prime problematiche serie, mancano le basi per capire come comportarsi per uscirne vincitori.

Da un passo più lungo della gamba, Derailed prende una corrente tormentata per poi acquisire una velocità sempre maggiore. Da piccoli furti si passa ai veri lividi, quelli esteriori, procurati da scontri nei quali ogni bastonata o calcio lascia il segno, ma anche quelli interiori che, una volta scatenato un problema, impediscono di trovare delle vie per sopravanzare la singola questione e continuare serenamente la propria vita.

In bella evidenza, c’è un triangolo di interessi, con un plus legato alle forze dell’ordine, che ha il suo fuoco sacro in quattro ragazzi sbarbatelli che imparano a loro spese come il mondo degli adulti sia un’altra cosa. Da qui, è inserito Hyung-suk, il personaggio probabilmente più riuscito, grazie soprattutto alla presenza scenica di Ma Dong-seok, non un mostro di espressività ma capace di far parlare il suo corpo sottoposto a forze in contrapposizione, mentre a capo della banda troviamo Choi Min-ho, già giovane star conclamata nel suo paese.

Con l’aggiunta della lucida, e completamente incontrollabile, follia di un terzo elemento, la spirale di guai è completa, con i drammi dei singoli messi in rilievo, anche con qualche evidenziazione marcata, la violenza come unico scenario possibile per chiudere i contenziosi e sentimenti differenti che creano congiunzioni impossibili da accantonare, anche quando il tornaconto più sicuro spingerebbe proprio in questa direzione.

Questo dispositivo, è dispiegato da Seong-Tae Lee impiegando un linguaggio aderente, brusco nelle modalità di emanazione, ma anche agile e accessibile, un mix che non permette di compiere l’ultimo passo verso la grande opera ma che risulta appropriato per raccontare l’ardore dell’incoscienza e i risultati disastrosi di azioni oltre la legalità, all’interno di ronde di violenza nelle quali ogni pugno lascia il segno ma non può intaccare la lista delle prerogative, almeno fin quando l’obiettivo non è conseguito.

In costante fibrillazione, ma anche circostanziato, parlando chiaro e senza apporre soluzioni favolistiche, che la vita di strada non presenta quando è il momento di portare il conto.

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